Cronaca

2 minuti e 7 secondi di lettura

“L’attività dell’Arpal è rivolta alla tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini, ed è svolta da oltre quattrocento persone sul territorio, che rappresentano la massima competenza tecnica su questi temi, riconosciuta anche a livello nazionale. Tutto questo testimonia l’affidabilità e la trasparenza di un ente pubblico, che in dieci anni si è evoluto per una sempre più efficace risposta nei confronti delle amministrazioni, dei cittadini e del mondo produttivo". Affida la sua "difesa" a una nota ufficiale Bruno Soracco, direttore generale dell'Arpal, l'Agenzia regionale per l'ambiente, finito sul registro degli indagati insieme a altre nove persone per abuso d'ufficio, falso ideologico, omissione di atti d'ufficio, in concorso. Secondo l'accusa, sostenuta dal sostituto procuratore Paola Calleri, l'Arpal avrebbe costruito carte false omettendo i controlli in modo da far rientrare i valori-campione entro i limiti imposti dalla legge anche se erano oltre i limiti. Ieri mattina, i carabinieri del Noe hanno perquisito i locali dell'Agenzia, sequestrato documenti e altro materiale utile per le indagini. Sotto la lente degli investigatori sono finiti i campioni della discarica di Scarpino, gestita dall'Amiu, i depositi di rifiuti tossici della Stoppani di Cogoleto e Arenzano, le aree siderurgiche di Cornigliano. "Solo nel 2009 Arpal ha effettuato oltre 194mila interventi analizzando oltre 44mila campioni -scrive Soracco- ogni dato è sottoposto a diversi gradi di verifica e validazione da parte di diverse strutture secondo procedure certificate. Rispetto alla mia situazione personale, aspetto fiducioso la conclusione delle indagini confidando sul fatto che la mia posizione e il mio operato sono sempre stati trasparenti. Proprio per la responsabilità verso i complessi problemi del territorio, Arpal proseguirà ad operare al meglio nell’interesse della collettività". Secondo quanto si è appreso, intanto, sarebbero due i filoni di indagine: il primo filone riguarda l'ipotesi di reato di abuso d'ufficio e omesso controllo da parte dell'Arpal per agevolare alcuni soggetti privati. La seconda tranche riguarderebbe, invece, l'ipotesi di reato di turbativa d'asta e corruzione per le forniture di beni e servizi all'agenzia stessa. Secondo alcune indiscrezioni, alcuni dirigenti dell'Arpal suggerivano ad altre aziende private come fare i prelievi in modo tale che questi risultassero più favorevoli. In altri casi, secondo le accuse, venivano presentate in procura denunce fumose, non chiare, che potevano depistare gli investigatori. L'inchiesta è partita da un rapporto dei carabinieri del Noe, il nucleo che si occupa della tutela del territorio e ambiente, un rapporto contenente 23 spunti investigativi da cui sono partiti i due filoni principali dell'inchiesta.