Cronaca

1 minuto e 28 secondi di lettura
L’ennesima riunione del comitato sicurezza del porto di Genova che si è svolta oggi a palazzo San Giorgio ha fatto il punto sul container radioattivo fermo al Vte di Voltri, ma i tempi per la sua rimozione saranno ancora lunghi. Per portarlo via servirà ancora molto, intanto per studiare la procedura da seguire e poi per quella da mettere in atto. L’area è stata messa sotto sequestro dalla procura di Genova che ha incaricato uno speciale corpo dei vigli del fuoco di effettuare i lavori di bonifica e rimozione. I 250 metri di area sterile che circondano il container nel settore 6 del Vte sono sufficienti a rendere le radiazioni innocue. Il cobalto 60 in quel contenitore, arrivato dagli Emirati Arabi via Gioia Tauro a metà luglio, per ora non fa paura. In gergo tecnico la sostanza del container viene definita una ‘sorgente orfana radioattiva’, orfana perché si ignora la sua provenienza. Non certo la pericolosità elevata però solo per chi staziona nei pressi della fonte radioattiva a lungo, almeno un’ora. E non sembra che nessuno abbia subito un danno così rilevante. Ma certo la bonifica preoccupa perché nessuno prima a Genova e negli altri principali scali italiani si è trovato ad affrontare un’emergenza radioattiva. Il "mostro" dormiente resta lì, isolato tra tanti container buoni in attesa di essere smaltito e sui tempi ancora non si possono fare previsioni. Per il presidente del porto Luigi Merlo non c'è da aver paura. "Piuttosto - dice a Primocanale - si deve fare i conti con l'operatività dello scalo, in parte paralizzata dall'impossibilità di utilizzare l'area sulla quale si trova il container". (Luca Russo)