Cronaca

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"Il ministero degli interni non ha saputo valutare il problema e soprattutto la pericolosità dei tifosi a cui non doveva essere consentito l'accesso a Genova – sono le parole del sindaco Marta Vincenzi che si è anche trovata in mezzo ai disordini: "Ho anche cercato di calmare i tifosi serbi - ha affermato - Ma mi hanno lanciato una bottiglietta. A qual punto li avrei presi a schiaffi. Sono indignata per come si sono comportati". Per il presidente della regione Claudio Burlando si è trattato di un fenomeno non previsto, ma forse un po’ prevedibile. Sembrava di essere tornati ai tempi dei black block del 2001. Mi ha agitato – ha aggiunto Burlando – leggere messaggini degli amici che mi dicevano di andare via dallo stadio. Una cosa inaudita. Dal fronte politico dure accuse a Maroni dall’Idv che chiede le dimissioni del ministro dell’interno. Mentre nel pd Mario Tullo annnuncia interrogazioni per sapere come sia stato possibile, pur essendo a conoscenza dei recenti fatti accaduti a Belgrado e nella precedente partita giocata dalla nazionale serba, l'ingresso sul territorio italiano degli ultras nazionalisti serbi. Il sindacato di polizia del Silp Cgil afferma che il comportamento delle forze di polizia "é stato molto professionale" e gli agenti hanno "mantenuto i nervi saldi e non si sono fatti provocare"; per il silp "Lo stadio di Genova non garantisce la sicurezza per le partite a rischio - dice - vista la collocazione all'interno della città". Dalla Serbia parla il ministro degli interni Dacic che rivela: "la polizia italiana, prima dell'incontro, non si è rivolta a noi in nessun modo per chiedere aiuto. Se a Genova fosse andato qualche poliziotto serbo, si sarebbe potuto istituire una sorta di collegamento in modo da controllare meglio la situazione nello stadio".