"Sull'ex Ilva c'è assordante silenzio". È questo il grido che lanciano le rappresentanze sindacali. La trattativa per la cessione dell'intero pacchetto va avanti con il Governo che ha individuato nella cordata azera composta da Baku Steel Company, Azerbaijan Investment Company e Socar il soggetto principale per provare a rilanciare la siderurgia in Italia. Una partita che potrebbe chiudersi definitivamente entro il mese di giugno.
"A oggi non si nulla - spiega Stefano Bonazzi, segretario generale della Fiom Cgil di Genova. Bisogna arrivare a un piano industriale che rilanci la produzione siderurgica. A Genova si può puntare sulla latta, servono investimenti sugli impianti e perché no, si ragioni anche su un forno elettrico".
"Ci sono tanti silenzi, noi aspettiamo che il governo ci convochi - precisa Paolo Olmari, rsu Fim Cisl -. La produzione è andata a migliorare ma abbiamo ancora tante criticità da valutare. Sicuramente la latta è un componente importante per questo stabilimento e se verranno fatti degli investimenti probabilmente verranno fatti sulla banda stagnata ma c'è anche la possibilità di realizzare una futura area a caldo con i forni elettrici".
"La situazione è ancora in alto mare - spiega Antonio Apa, coordinatore regionale della Uilm -. Ci sono da definire tanti aspetti con gli azeri: quanti sono i soldi, quanto sarà l'organico. Sul piano industriale si gioca la vera partita, allo stato attuale non abbiamo grandi elementi per pronunciarci. Genova deve puntare sulla verticalizzazione del prodotto con da un lato la zincature e dall'altro la banda stagnata. Siamo anni che non arriviamo a un milione di tonnellate".
A fine febbraio il direttore generale di Acciaierie d'Italia in amministrazione straordinaria Maurizio Saitta ha fatto il punto della situazione per quanto riguarda gli stabilimenti del Nord Italia (Genova, Novi Ligure e Racconigi) con una produzione che è stata recuperata rispetto al passato, oggi si viaggia al 70% con Genova che ha il suo cuore pulsante nella banda stagnata che può essere in punto cardine del futuro dello stabilimento dove sono occupati circa 800 lavoratori.
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IL COMMENTO
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