Attualità

La linea editoriale di Primocanale
3 minuti e 43 secondi di lettura
di Maurizio Rossi*

Desidero sottoporre pubblicamente a tutti i nostri lettori utenti di tutti i nostri media televisione, social, web, newsletter, app, la linea che viene da me data al direttore, vice direttore e a tutta la redazione Primocanale.

Il momento è troppo delicato per non avere il coraggio di esprimere posizioni chiare e inequivocabili. E ci tengo ad assumermi ogni responsabilità di quello che scrivo e che indico ai miei giornalisti, e che diventi oggetto di commenti da singoli cittadini o da esponenti di partiti o di istituzioni associazioni: pensiamo di essere in un Paese libero allora dobbiamo esprimere le nostre posizioni.

Tutti siamo scioccati e vicini alla tragedia del popolo Ucraino, e sottolineo “Popolo” perché è ben diversa la responsabilità del Governo Ucraino e di chi si contende quel territorio strategico - Russia, America e i paesi collegati che si “devono” schierare senza se e senza ma.
Certamente noi tutti cittadini stiamo subendo decisioni politiche estere che passano molto sopra alle nostre teste: stanno giocando senza alcuna democrazia con la nostra vita, con il nostro futuro e quello delle nuove generazioni.

Sto guardando con assoluta ammirazione lo sforzo di solidarietà che viene espresso da diversi soggetti pubblici privati e dall’associazionismo con in testa la comunità di Sant’Egidio con il suo leader mondiale - l’italiano Andrea Riccardi - con cui ho avuto l’onore di essere stato eletto Senatore nel 2013 insieme a Monti, Montezemolo, Casini, e con il suo riferimento in Liguria Andrea Chiappori, persona altrettanto straordinaria che abbiamo la fortuna di avere qui da noi insieme a tanti meravigliosi collaboratori e volontari.

Il primo tema che vorrei affrontare è quello degli aiuti economici ai profughi, dell’ invito al mondo imprenditoriale di pensare come offrirgli anche opportunità di lavoro.
Sì, certo, ma non possiamo vivere sempre e solo l’ultima emergenza: dobbiamo contemporaneamente ricordare tutte le persone che vivono in gravissime difficoltà e che non sono più un fatto sensazionale come l’impatto mediatico che ha in questo periodo il terribile conflitto in Ucraina.

Se dovessi dare un sostegno, lo dividerei al 50% tra gli “invisibili” in Italia e i profughi ucraini ai quali dovremo certo tutti far sentire la nostra accoglienza e il nostro affetto cercando di mitigare per quanto possibile le enormi sofferenze che stanno vivendo, ma non dimentichiamo chi non ha voce, chi non fa parte della totale attenzione dei media. Su questo Primocanale deve mantenere un grande equilibrio.


Il momento d’altronde è molto difficile dopo due anni di Covid, enormi problemi per imprese e commercio visto sia dalla parte dei dipendenti che da quello degli imprenditori.
E ora è come se tutto venisse spazzato via e passiamo a enormi altri problemi derivanti dalla guerra in Europa che crea nuova povertà e che dovremo saper affrontare con grande senso di solidarietà per chi ne ha le possibilità.

E servono organismi affidabili a cui con fiducia e i dovuti controlli sia possibile fare donazioni e Sant’Egidio è certamente una di queste.

Non mi piace come la comunicazione si sposti totalmente da un tema ad un altro dimenticando tutto il resto. Noi dobbiamo cercare di raccontare le conseguenze di quanto accade anche a livello globale sul nostro territorio, come lo abbiamo fatto con il Covid ora lo stiamo facendo con il conflitto che sta segnando la storia del nostro Paese e dell’Europa e che aumenta il numero dei poveri nostri concittadini che - ribadisco - non possiamo dimenticare.

Non mi piace la comunicazione a senso unico delle responsabilità di questo conflitto. Non esprimo una nostra posizione ma per finire questa prima condivisione pubblica della linea editoriale che indico al nostro direttore, vicedirettore e alla nostra redazione cito quanto ha scritto in un’intervista a Milano Finanza Lamberto Dini:


"Gli Stati Uniti non hanno mai dato spiegazioni sul perché considerassero inaccettabile un'Ucraina neutrale. Si sono limitati a dire che la questione non era all'ordine del giorno ma per anni hanno continuato ad armare l'Ucraina. Ora si è scatenato un conflitto assurdo ma mi domando se Stati Uniti ed Europa non ne siano collettivamente responsabili insieme alla Russia".

"Come ministro degli Esteri - spiega Dini - ho partecipato a numerosi incontri con i ministri Primakov e Ivanov, e il segretario di Stato americano, Madeleine Albright, e posso affermare che il pensiero dei russi non è mai cambiato. Avere delle basi Nato lungo i 1.500 km del confine ucraino, per la Russia è sempre stato inaccettabile. Da qui nascono le richieste di Putin, che invece sono state ritenute irricevibili dagli Usa".

*Editore Primocanale

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