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Settantotto anni dopo la liberazione dell'Italia dall'occupazione nazi-fascista il consiglio regionale della Liguria si è riunito in seduta solenne nell’Aula consiliare dedicata al Presidente della Repubblica e partigiano ligure "Sandro Pertini"
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di Andrea Popolano

GENOVA - Settantotto anni dopo la liberazione dell'Italia dall'occupazione nazi-fascista il consiglio regionale della Liguria si è riunito in seduta solenne nell’Aula consiliare dedicata al Presidente della Repubblica e partigiano ligure "Sandro Pertini". Ad aprire la seduta il presidente del Consiglio regionale Gianmarco Medusei, poi il minuto di silenzio e l'orazione ufficiale di Maurizio Viròli, professore emerito di Teoria politica alla Princeton University nello stato americano del New Jersey.

Il presidente Medusei ha ricordato: "E' una giornata importante, una festa che è di tutti e non appartiene a nessuna ideologia, è la festa della democrazia, di tutti noi. Se siamo qui lo dobbiamo ai caduti che hanno dato la vita e il loro sangue per la nostra patria, quel rosso del sangue che è anche contenuto nella bandiera della Liguria. Celebrare la cerimonia nell'aula dedicata a Sandro Pertini dà un maggiore significato a questa giornata".

L'Italia per un ventennio fu costretta a vivere sotto una dittatura, i giovani con la storia conoscono la storia di quei giorni e i valori di chi ha lottato per la libertà. "Tramandare quei valori è importantissimo - spiega ancora Medusei -. Non si devono ripetere gli errori del passato, bisogna ricordare quanto sia stato importante il valore della democrazia e della libertà di dire quello che si pensa, sempre, questo va sottolineato e non sottovalutato" conclude  il presidente del Consiglio regionale.

Il professor Viròli ha ricordato l'importanza di quella lotta portata avanti con costanza e determinazione da parte di partigiani, civili e non solo: "Ricordare è importante ma bisogna saper ricordare con le parole giuste. Parole giuste nei confronti dei partigiani, delle forze alleate, dei civili e dei militari che hanno reso possibile la liberazione. A loro va la nostra gratitudine e la necessità di proseguire e portare avanti quegli ideali. Bisogna essere molto rigorosi con i fatti e nei giudizi morali. E' assurdo e completamente sbagliato porre sullo stesso piano chi ha lottato per la libertà del Paese e chi per far continuare il regime fascista e l'occupazione nazista, a loro va la pietà. Non dobbiamo dimenticare, non è tempo di perdonare, non si possono perdonare le persone che hanno uccio e mandato in esilio altre persone. 

Genova nelle giornate tra il 23 e 25 aprile fu la prima città italiana a liberarsi da sola dall'occupazione nazi-fascista: "Sono esperienze che lasciano il segno nella storia di una comunità. E' difficile rendere serva una città che è riuscita da sola a liberarsi da un dominio così duro come è stato quello nazista - spiega ancora il professore emerito di Teoria politica alla Princeton University. Dalla storia bisogna imparare. Ai giovani non siamo riusciti a far capire che una vita dedicata alla gratitudine per chi ha lottato per la liberà è una vita luminosa, molto più bella di una vita dedicata ai nostri interessi individuali. Non abbiamo saputo far vedere la luce e il calore della lotta di liberazione. I valori si ricordano con le parole e gli esempi impeccabili di dedizione alla libertà".

"Il 25 aprile è una data fondamentale per tutta l'Italia, oltre che per Genova, Città Medaglia d'oro per la Resistenza, e per la Liguria, un territorio dove si sono registrati migliaia di caduti e grandi difficoltà per la popolazione - ha detto il governatore ligure Giovanni Toti intervenuto durante la seduta solenne del Consiglio regionale -. Ricordare i fondamenti comuni che stanno alla base della nascita della nostra democrazia e della nostra Carta costituzionale è un dovere di ogni Assemblea legislativa regionale, perché se queste esistono è proprio grazie alla democrazia che si è riconquistata in quei giorni: commemorarli ogni anno costituisce un momento fondativo del nostro stare insieme e ricorda a tutti quei principi comuni che non vanno mai dimenticati, nemmeno all'interno della contesa politica più aspra". 

 

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