GENOVA-Un rientro a scuola pieno di incognite in Liguria dove in alcuni istituti di Genova e Savona i dirigenti stanno valutando un servizio ridotto a causa della mancanza di personale e della situazione pandemica.
Una ripartenza difficile quella della scuola prevista per il 10 gennaio, ha spiegato il provveditore agli studi di Genova e Savona Alessandro Clavarino: "Il servizio non verrà sospeso, mi sembra una cosa ragionevole." Diverse le domande e i quesiti sulle nuove quarantene in caso di positività, con un occhio di riguardo alla nuova 'didattica ibrida' che divide i ragazzi, a scuola o a casa, in base allo status vaccinale.
Per questo quasi 2mila dirigenti scolastici, di fronte alle nuove norme introdotte dal Consiglio dei ministri per il rientro in aula, hanno sottoscritto una lettera indirizzata al premier Mario Draghi per richiedere la didattica a distanza nelle prime due settimane di scuola. "Hanno firmato anche alcuni presidi genovesi e savonesi. Immagino che non sarà un rientro tranquillo da tutte le parti - ha continuato Clavarino -. Stiamo aspettando dal Ministero una nota operativa che ci dia la possibilità di dare corso alle indicazioni del Consiglio dei ministri emerse il 5 gennaio".
Secondo il presidente genovese dell'Associazione nazionale presidi Angelo Capizzi le due settimane a distanza sarebbero utili alle amministrazioni scolastiche: "Due settimane di Dad avrebbero fatto bene alle scuole della Liguria per preparare effettivamente il rientro e poterlo garantire, adesso come adesso prevediamo un rientro certo il 10 gennaio con enormi problemi, sospensioni o riduzioni del servizio."
Non solo la situazione dei contagi di Covid-19 in Italia, dove ieri si sono registrati oltre 200 mila casi in un solo giorno, ma anche una nuova norma che crea polemica sia tra i genitori che tra insegnanti e dirigenti, spiega Monica Capra, segreteria Cisl Liguria:
"In questo nuovo decreto legge sono previste delle modalità di quarantena che discriminano gli alunni, alcuni a scuola con la FFp2 e altri a casa in Dad se non hanno la dose di richiamo, è inaccettabile."
Il nuovo decreto parla chiaro: con tre casi di positività nella classe, per coloro che non hanno concluso il ciclo vaccinale primario da meno di centoventi giorni, che non siano guariti da meno di centoventi giorni e ai quali non sia stata somministrata la dose di richiamo, si applica la didattica digitale integrata per la durata di dieci giorni, per gli altri soggetti, che diano dimostrazione di aver effettuato il ciclo vaccinale o di essere guariti nei termini summenzionati, si applica l’autosorveglianza con l’utilizzo di mascherine di tipo FFP2.
Oltre a diversi problemi legati alla direzione diretta del nuovo decreto legge uno dei più grandi rompicapi è quello del personale, spiega Capra:
"Non sappiamo se riusciremo a recuperare tutte le persone che sono state sospese o sono state contagiate dalla nuova variante e quindi a casa in quarantena. La didattica a distanza sarebbe una soluzione temporanea, come è sempre stata."
"Chiaramente è molto diversa dalla didattica in presenza ma non vuol dire non insegnare, non imparare, significa, in questo caso, poter riaprire la struttura scolastica tra due settimane mentre i ragazzi imparano da casa. Se la scuola riapre il 10 gennaio - conclude Capra -, magari facciamo il primo giorno in presenza e poi, però, ci dovremmo fermare per almeno altri dieci giorni."
IL COMMENTO
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