Il quattro febbraio ci sarà una manifestazione di animalisti nel cuore di Genova, in piazza De Ferrari, ma già da giorni gli indirizzi elettronici di Regione, Asl3 e Sanità Animale sono ingolfati da migliaia di email con lo stesso testo: "Giù le mani dai cinghiali del Bisagno".
Il mondo animalista più radicale si schiera contro la possibile uccisione dei cinghiali che gravitano in Valbisagno e nei boschi della zona rossa della peste ligure, in tutto circa 10 mila esemplari.
A fare arrabbiare genovesi e liguri con l'animo animalista però è soprattutto la possibilità di uccidere i cento cinghiali che vivono stabilmente nel greto del Bisagno: "Non toccateli" avvertono minacciosi sui social rivolgendosi ai vari uffici di Asl e regione liguria.
Gli addetti ai lavori che stanno gestendo la patata bollente della peste ligure sono preoccupati: per la sollevazione dei cittadini a difesa di cinghiali e maiali, ma anche perché sterminare i cinghiali liberi come ventilato dai vertici della Sanità Ligure non sarà un compito facile e fra l'altro, si lascia scappare qualcuno, non appare neppure la soluzione migliore per fermare il virus.
"Andare a cacciare i cinghiali nel Bisagno o nei boschi significa contraddire la filosofia del lockdown dei boschi - riferisce un addetto ai lavori - perché si rischia di fare spostare i cinghiali in altri territori e così di diffondere anche i contagio, che invece per ora risulta concentrato solo su alcune aree del basso Piemonte e della Liguria, fra la bassa Valle Scrivia e Valle Stura".
Sino a oggi in provincia di Genova sono stati trovati 14 cinghiali affetti da peste suina, lo stesso numero di contagi è stato riscontrato anche in basso Piemonte.
La manifestazione animalista del quattro febbraio si terrà fra le 14 e le 18 ed è organizzata dall'Associazione animalista Porcikomodi.
IL COMMENTO
Blazquez, basta mezze parole: è il momento di dire tutta la verità
Ddl vittime incuria, speriamo la norma non venga usata mai più