GENOVA-Il tradizionale e suggestivo falò di San Giovanni non si è fatto attendere neanche quest'anno. Le fiamme hanno illuminato piazza Matteotti al cospetto di migliaia di genovesi, accorsi in centro città per festeggiare il patrono di Genova.
Per la trent'esima edizione del falò, la festa non si è conclusa con lo spegnimento del fuoco. Piazza Matteotti è infatti diventata una pista per ballare a ritmo di musica sulle note del dj set organizzato dal Comune di Genova, con il patrocinio dell'università di Genova, con la collaborazione organizzativa del Circolo Culturale Fondazione Amon e il contributo finanziario di Fondazione Carige.
"Piazza Matteotti piena per festeggiare il Santo Patrono. Che sia di buon auspicio per la Liguria e per tutti noi", ha scritto il presidente di Regione Liguria Giovanni Toti, che insieme al sindaco genovese Marco Bucci ha acceso le foglie che hanno illuminato piazza Matteotti.
E dopo che ieri il Centro Storico ha fatto da scenografia per le nuove e vecchie leggende della Genova di una volta con il Ghost Tour di San Giovanni, la giornata di oggi sarà ancora di festa: l'appuntamento è con la scenografica e solenne processione delle antiche Confraternite genovesi, dette 'Casacce', in cui l'Arca Argentea con le ceneri del Santo viene portata dalla Cattedrale di San Lora fino al Porto Antico.
Una vera e propria tradizione che si lega a una storia antica. Tra la fine dell’XI e l’inizio del XII sec. i Genovesi – che avevano partecipato alla prima Crociata – portarono a Genova le Ceneri del “Battista”. La devozione al santo cominciò a farsi sempre più fervente e, alla fine del ‘200, si istituì la Confraternita intitolata a San Giovanni, con il compito di accompagnare le reliquie al molo in caso di tempesta in mare. Nel 1327 la Repubblica proclamò il Santo Patrono di Genova, affiancandolo a San Giorgio e San Lorenzo, decretando una processione da tenersi ogni anno.
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Già da prima dell’XI secolo si ha notizia di come sulle piazze principali di Genova e nei paesi di tutta la Liguria si accendessero enormi falò attorno ai quali facevano festa i popolani; erano, queste, tradizioni sopravvissute al paganesimo, che il 24 giugno celebrava la festa di Fors Fortuna e con i fuochi della notte del 23 voleva allontanare gli spiriti maligni e le streghe che uscivano dai loro antri per danneggiare i raccolti e uccidere bestiame e uomini. La Chiesa continuò a condannare più volte tali rituali, ma vista l’impossibilità di cancellarli, decise la via accomodante di trasformare i falò in fuochi sacri e rievocativi dell’elogio di Cristo per il Battista.
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