GENOVA - "Queste morti sono dolorose ma diventerebbero anche inutili. Almeno che siano lo stimolo per cambiare le cose. Le leggi ci sono basta applicarle: ricordo ad esempio i tempi di riposo per gli autisti, le cinture di sicurezza con tre punti di ancoraggio e non quelle ventrali che non servono assolutamente a nulla o anche i diversi sistemi elettronici utili a segnalare gli sbandamenti o altro". Paolo Bonello il 20 marzo del 2016 ha perso la figlia Francesca, studentessa di medicina in Erasmus in Spagna nella tragedia che ha coinvolto un bus che viaggiava di notte lungo l'autostrada tra Valencia e Barcellona. In tutto 13 vittime di cui 7 italiane e 28 feriti. Il tragico schianto avvenne all'altezza di Freginals.
Da allora sono passati oltre 6 anni. Una lunga e intricata vicenda giudiziaria ma il prossimo 15 settembre prenderà via il processo con l'udienza preliminare. A perdere la vita in quel bus oltre alla genovese Francesca Bonello, Lucrezia Borghi di Greve in Chianti (Firenze), Elena Maestrini di Gavorrano (Grosseto), Valentina Gallo di Firenze, Elisa Valent di Venzone (Udine), Elisa Scarascia Mugnozza di Viterbo e Serena Saracino di Torino.
L'accusa per l'autista secondo la legislatura spagnola è quella di omicidio imprudente. Per lui sono stati chiesti 4 anni ma per il papà di Francesca la questione non riguarda solo l'autista del bus. "Non so se quattro anni sono tanti o pochi - spiega Bonello -. L'autista è l'esecutore materiale di questa tragedia. Però bisogna fare luce su tutto il processo che porta a queste gite in cui il fattore sicurezza è stato messo da parte. L'autista non è stato assolutamente professionale, durante il viaggio aveva dato chiari segni di stanchezza con 77 anomali rallentamenti registrati dalla scatole nera del bus. E poi ci sono le testimonianze dei sopravvissuti. Per noi la differenza è formale, chiediamo che i 4 anni vengano applicati per ogni singola vittima causata e la misura proporzionata per ogni persona rimasta ferita". Il 15 settembre un'udienza tecnica ma poi il processo potrà iniziare. Il papà di Francesca spiega che poi seguirà dalla Spagna le altre udienze: "Lo dobbiamo alle ragazze".
IL COMMENTO
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