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L'appello dell'assessore allo Sviluppo economico di Regione Liguria Andrea Benveduti: "Servirebbe una bella semplificazione fiscale e amministrativa". Focus sulla situazione di imprese e artigiani nella regione
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di Andrea Popolano

GENOVA - "Serve attenzione sul lato fiscale, servono semplificazioni normative e sulla burocrazia. Vorrei che le persone che sanno lavorare fossero libere di lavorare senza dover pensare a fare ottocentomila scartoffie che poi hanno poca utilità, servirebbe una bella semplificazione fiscale e amministrativa, sarebbe importante per le realtà più piccole". È questo l'appello lanciato dall'assessore allo Sviluppo economico di Regione Liguria Andrea Benveduti al governo durante l'assegnazione del riconoscimento di "Maestro artigiano" a 50 artigiani locali (leggi qui).

L'artigianato continua a essere un settore centrale in Liguria. L'ultimo report della Banca d'Italia fa registrare un saldo netto di +0,6% di natalità per quanto riguarda le imprese. Di fatto nascono più imprese rispetto a quelle che cessano la propria attività, dato positivo che si ripercuote sull'occupazione (Leggi qui)

Tra i maggiori problemi da affrontare per le piccole realtà ci sono le tasse elevate: Iva, Irpef, addizionale Irpef e Ires. La pressione fiscale in Italia ha raggiunto il 43,5%. Il fisco più esoso sul lavoro tra i Paesi avanzati è quello del Belgio (cuneo al 52,6%), seguito da Germania (48,1%), Austria (47,8%) e Francia (47%).

A questo si aggiunge poi il problema della burocrazia che condiziona l'attività delle imprese. A causa dell'eccessivo numero di adempimenti, di permessi e l’espletamento delle pratiche richieste dalla nostra burocrazia, il costo annuo in capo alle imprese italiane ammonta a 57 miliardi di euro. A dirlo è l'Ufficio studi di Confartigianato.

In Italia ogni anno, infatti, vengono impiegate per la burocrazia 269 ore, ovvero 34 giornate di lavoro di un dipendente a tempo pieno, il 52% in più della media dei Paesi Ocse (22 giornate). Un report di PwC Italia certifica che per l'apertura di una nuova attività in Italia si spendono fino a 20 mila euro fra tasse, costi per i consulenti e oneri procedurali, e che un'azienda può impiegare fino a 312 ore all'anno per compilare documenti e completare le diverse pratiche amministrative.

La lista di piccoli artigiani in Liguria è lunga: c'è chi lavora l'ardesia, i ceramisti, i tipografi, le composizioni floreali, chi lavora il legno, chi il vetro e chi si si occupa di tappezzeria, ferro, damaschi, filigrana, pelle, moda e poi c'è tutto l'alimentare con dolci, pasta e quant'altro. Un piccolo grande esercito che ogni giorno si mette in moto per produrre e portare avanti il proprio lavoro.

Secondo i dati riportati da Unioncamere in Liguria, le imprese registrate al 31 dicembre 2022 sono 159.807, l'1,7% in meno rispetto all’anno precedente (-2.822 unità); anche le imprese attive scendono (-1,9%, -2.527 unità), attestandosi a 133.942 unità.

In Liguria le imprese artigiane attive (al 31 dicembre 2022) sono 42.999, di queste 22.293 si trovano nell'area metropolitana di Genova, 8.453 in provincia di Savona, 7.115 in provincia di Imperia e 5.138 in provincia della Spezia. Il tasso di crescita del numero di imprese artigiane in Liguria è superiore alla media italiana: +0,98% in Liguria contro lo, 0,61% della media italiane e lo 0,73% del Nord Ovest.

Nel 2022 i tassi di crescita delle imprese artigiane, sono positivi per i seguenti settori: costruzioni (+2,30%), servizi di informazione e comunicazione (+1,89%), attività professionali, attività artistiche, sportive e di intrattenimento (+3,10%), attività scientifiche e tecniche (+0,20%), altre attività di servizi (+0,48%) e imprese non classificate (+90,32%). Disastroso il dato sulle attività immobiliari che fa segnate un crollo verticale: -233,33%. In calo anche il commercio all'ingrosso (-1,59%), fornitura di acqua; reti fognarie, attività di gestione (-3,33%), sanità e assistenza sociale (-11,11%), istruzione (-2,02%) e attività dei servizi alloggio e ristorazione (-0,75%).

La crescita del Pil è sostenuta da un aumento degli occupati: la Liguria è prima in Italia per rapporto tra dinamica delle attivazioni nette sui dipendenti per regione. E poi l'artigianato in Liguria si conferma un campo fertile per l'autoimprenditorialità. Le imprese giovanili artigiane liguri (circa 4.200) sono il 33% di tutte le imprese giovanili della regione, incidenza grazie alla quale la Liguria si posiziona quarta in Italia (la media si ferma al 22,9%).

Secondo gli approfondimenti della Banca d'Italia, rispetto alla media italiana, la Liguria si caratterizza per una maggiore quota di ditte individuali tra le imprese attive, che hanno una probabilità di sopravvivenza più bassa rispetto alle altre forme giuridiche. Sebbene tra il 2014 e il 2022 il loro peso in regione sia diminuito, passando dal 62,3 al 61,2%, rimane più alto di quello che hanno in Italia, dove nello stesso periodo si è ridotto in maniera più evidente (dal 61,7 al 58 per cento). Alla maggiore rilevanza delle ditte individuali si associa anche la minore presenza delle società di capitali (quasi 7 punti percentuali in meno della media italiana alla fine del 2022 che si caratterizzano invece per un tasso di natalità netta più alto tra le diverse forme giuridiche.

Per quanto riguarda la composizione settoriale, il comparto produttivo ligure si contraddistingue per la forte prevalenza del terziario e delle costruzioni, che evidenziano valori di mortalità superiori alle altre branche di attività. Gli scioglimenti e le liquidazioni volontarie, procedure che anticipano temporalmente le cessazioni, hanno interessato il 2 per cento delle società registrate presso le Camere di commercio liguri, un valore sostanzialmente invariato rispetto all’anno precedente e di poco inferiore alla media nazionale.

"Le uscite dal mercato in seguito a procedure concorsuali, sebbene meno numerose rispetto a scioglimenti e liquidazioni, possono impattare significativamente sul sistema produttivo a causa delle ricadute sui creditori" spiega il report di Bankitalia. Nel 2022 i procedimenti concorsuali liquidatori aperti a carico di società liguri sono calati di oltre il 9% rispetto all’anno precedente e di quasi il 40% nel confronto con il 2019. L’incidenza delle procedure, pari a 16,4 società ogni 10.000, si è confermata inferiore alla media italiana (20,4), con una diminuzione nell’industria e nelle costruzioni, cui si è contrapposta una sostanziale invarianza nei servizi.

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