GENOVA - "Se entro un anno non cambia nulla siamo pronti a rivedere l'accordo di programma e a discutere la situazione delle aree pur di garantire reddito e occupazione per i mille lavoratori dello stabilimento ex Ilva di Genova Cornigliano". I sindacati aprono alla possibilità di rivedere con le istituzioni l'accordo di programma firmato anni nel 2005 a Genova.
Il punto primario è però il rilancio della siderurgia in Italia ma se così non fosse c'è l'apertura a rivedere l'accordo. Prima di tutto si chiede chiarezza sul futuro della siderurgia nel Paese.
Istituzioni e sindacati fanno fronte comune. Pronta a partire una lettera indirizzata al governo e ai vertici Mittal e Acciaierie d'Italia per chiedere investimenti utili a garantire un futuro produttivo e sicurezza negli stabilimenti. Al tavolo in Regione convocato dopo lo sciopero e il corteo per le strade di Cornigliano di lunedì, hanno partecipato il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, il sindaco di Genova Marco Bucci oltre ai delegati sindacali di Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm e le rsu.
A Genova prosegue lo stato di agitazione. "Il tempo stringe" continuano a ribadire lavoratori, sindacati e istituzioni locali. Lunedì si riunirà il coordinamento nazionale e non è escluso che possano aprirsi un nuovo fronte di mobilitazione. Pronto dunque a essere ridiscussa anche la questione delle aree ex Ilva.
"Prima che cada a pezzi lo stabilimento, piuttosto ridiscutiamo la situazione delle aree garantendo occupazione e continuità di reddito per i mille lavoratori di Cornigliano - spiega il segretario della Filom Cgil Stefano Bonazzi - . Va da sé che la discussione a Roma sulle prospettive del gruppo deve andare avanti e auspichiamo che rilanci la siderurgia a Genova che per noi resta centrale. In fabbrica si registra un totale immobilismo sul piano degli investimenti e della produzione. Ad aumentare è solo la cassa
integrazione che non è più sopportabile".
“Per la Cisl e la Fim è vergognoso e folle tenere la siderurgia, uno dei settori più strategici di un paese che vuole fare industria in queste condizioni, senza pezzi per fare le manutenzioni ordinarie, totalmente assenti le manutenzioni straordinarie nonostante le fermate estive degli impianti e nessun investimento è stato fatto, dove giorno dopo giorno si mette a rischio la sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori”, spiegano il segretario generale della Cisl Liguria Luca Maestripieri e il segretario generale della Fim Cisl Liguria Christian Venzano. "Abbiamo spiegato che c’è la necessità di chiedere con forza risposte concrete dal Governo sul futuro della siderurgia, parlando di piano industriale e reale gestione dell’azienda. Rivedere tra un anno l’accordo di programma? Bisognerà vedere le risposte del Governo, perché tra un anno può essere tardi, ma una cosa è certa , noi vogliamo garanzie occupazionali e di reddito dei lavoratori attualmente occupati in Acciaierie d’Italia e in Ilva in As”, concludono Maestripieri e Venzano.
Stesso punto di vista anche per Regione e Comune: "Durante l'incontro di oggi abbiamo condiviso il fatto che l'acciaio è fondamentale per Genova, che da troppi anni attende risposte sul futuro di questa azienda e sui necessari investimenti previsti e ad oggi disattesi. Per la prima volta abbiamo condiviso con le delegazioni sindacali che o questa azienda riparte e viene rilanciata con i livelli occupazionali promessi e accettabili o quell'accordo di programma che regge l'industria dell'acciaio a Genova non ha più senso di esistere così come è oggi. Nei prossimi mesi sapremo se ci sarà questa prospettiva di ripartenza che tutti auspichiamo o se dovremo percorrere altre strade" spiega in una nota il presidente della Regione Liguria Toti e il sindaco di Genova Bucci al termine dell'incontro.
"Nel frattempo - continua Toti - dal Governo mi è stato assicurato che l'intenzione è quella di proseguire con il piano industriale già tracciato e di utilizzare ulteriori fondi, quelli legati a RePowerEu e al Pnrr, per portare avanti gli investimenti strategici, dalla decarbonizzazione alla transizione verso l'elettrico, e che sono in corso riunioni tra il ministero dello Sviluppo Economico e il gruppo Mittal per chiarire quali sono le determinazioni dell'azienda per arrivare al definitivo assetto del comparto. Come Regione e Comune chiederemo un nuovo incontro per capire i tempi e i modi di questo percorso e se, alla luce delle rimodulazioni degli investimenti, il piano industriale sia da ritenersi ancora attuale".
Di parere opposto invece la Uil con il coordinatore regionale Antonio Apa che in una nota precisa: "La Uilm è dell'idea che queste proposte allo stato non abbiano diritto di cittadinanza perché la vicenda siderurgica è molto più complessa di quanto si pensi. Fare un altro accordo con Mittal significherebbe fare un esborso finanziario da 4,5 a 5 miliardi di euro, per sopportare il processo di decarbonizzazione, l'installazione dei forni elettrici e l'avvio dell'altoforno 5. Mi chiedo, chi tira fuori queste risorse? O si interviene rapidamente e si scioglie il nodo politico della salvaguardia della siderurgia o, altrimenti, la stessa è condannata a morire. In quanto allo scambio proposto da qualcuno, solo per rilanciare il sito di Genova occorrerebbero dai 300 ai 400 milioni anche qui, chi li tira fuori Invece che proporre scambi bisogna che la Regione e le Istituzioni si muovano rapidamente nei confronti del Governo perché venga messa fine a questa sceneggiata che sta diventando la vicenda della siderurgia".
IL COMMENTO
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