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L'opinione pubblica spinge per eliminare il vincolo. Il rettore Federico Delfino spiega che si creerebbe "un problema di spazi e di qualità della didattica"
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di Andrea Popolano

GENOVA - Il tema del numero chiuso alle facoltà di medicina è tornata a far parlare l'opinione pubblica italiana. A rilanciare il tema alcuni giorni fa il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca che ha sottolineato la presenza di alcune "strane" domande all'interno del test d'ingresso. "Test truffaldini e camorristici" ha detto De Luca ricordando come in alcuni test di ingresso ci fossero domande tipo: "Chi ha inventato la Viennetta?" oppure "Che cosa è la grattachecca", non esattamente domande di cultura generale né legate all'ambito medico.

Il consiglio regionale della Liguria all'unanimità a fine a luglio ha approvato una proposta di legge da inviare alle Camere in cui si chiede di abolire il numero chiuso per medicina e le lauree sanitarie. La carenza di medici è un problema che sta riguardando tutti territori italiani. A Genova i posti per Medicina nell'ultimo anno sono passati da 295 a 325 mentre per l'accesso a Infermieristica da 400 sono diventati 460.

Ma per il rettore dell'Università di Genova Federico Delfino l'idea di eliminare il test d'ingresso e quindi aprire l'accesso a tutti abolendo il numero chiuso non è la soluzione giusta. "È un tema che discutiamo molto - spiega il rettore -. La carenza di medici nelle varie specialità, dove questi mancano, non si risolve con un'apertura generalizzata al primo anno, ma lavorando sulle varie aree di specializzazione". Dall'ateneo genovese c'è dunque opposizione all'apertura indiscriminata. 

Il motivo principale riguarda alcuni aspetti legati alla didattica delle materie. "C'è un problema infrastrutturale, tutte le università hanno carenze di spazi - precisa il rettore Delfino -. Se noi ci troviamo a gestire numeri imponenti senza un numero programmato, ovviamente si crea poi un problema anche di qualità della didattica, quindi bisogna lavorare in modo diverso. Bisogna capire bene quali sono le aree di specialità dove abbiamo necessità di nuovi medici e creare dei percorsi che consentano ai giovani di vedere queste scelte come scelte avvincenti e quindi che consentano a loro quindi di fare una scelta che va nella direzione anche di un servizio alla società".

Lo stesso rettore dell'Università di Genova ricorda come per Medicina si stia lavorando alla nuova Aula Magna che "sarà pronta per l'inizio dell'anno accademico 2024 e sarà dotata di tutte le attrezzature tecnologiche adeguate" con la strutture che sarà in grado di ospitare tutti i candidati che si presentano al test.  

 

 

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