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di a.pop.

GENOVA - Incontro al ministero delle Imprese e del Made in Italy con il ministro Adolfo Urso, il presidente di Regione Liguria Giovanni Toti e l'assessore allo Sviluppo economico Andrea Benveduti

"Nell’ambito della filiera dell’acciaio, l’ex Ilva costituisce ancora oggi un tassello indispensabile e strategico per una nazione industrializzata, oltreché un punto di possibile sviluppo - spiega Benveduti -. Abbiamo apprezzato le parole del ministro Urso che ha ribadito la necessità di mantenere questa vocazione industriale, che caratterizza in maniera forte il tessuto economico del Paese. Continua però ad essere fonte di preoccupazione la scarsa trasparenza, oramai di lunga data, dell’azionista di maggioranza nel condividere ed esplicitare progetti industriali e di investimento. Ci auguriamo che il difficile lavoro di tessitura che da mesi impegna il governo possa presto concretizzarsi in soluzioni positive per la Liguria e l’Italia intera, salvaguardando e rilanciando impianti e occupazione”.

Attualmente Mittal controlla il 62% di Acciaierie Italia e un altro 32% è in mano alla società del tesoro Invitalia controllata dallo Stato. I sindacati a Genova chiedono chiarezza per quanto riguarda il futuro della siderurgia in Italia. In mattinata assemblea davanti alle portinerie dello stabilimento di Genova Cornigliano, in vista dello sciopero del 20 ottobre, dei lavoratori di Acciaierie d'Italia che chiedono investimenti per far ripartire la siderurgia italiana e interrompere la cig, come scritto nello striscione 'Basta Cassa' sostenuto dagli operai. Una mobilitazione forte e, soprattutto, unitaria.

"La cosa più importante - spiega Armando Palombo, coordinatore rsu Fiom Cgil - è che tutti i lavoratori e tutte le sigle sindacali sono unite nel portare questa protesta a Roma. Siamo di fronte a una partita molto importante di una vertenza lunga almeno 4 anni e andiamo a Palazzo Chigi per sollecitare il governo che, come quelli precedenti, per troppo tempo è stato silente. Non voglio pensare che il silenzio sia complice di questa realtà. Di fatto gli impianti si stanno spegnendo e vogliamo dare un segnale".

"Quello che si percepisce è un abbandono totale, una politica industriale totalmente assente - ha aggiunto Nicola Appice, coordinatore rsu di Fim Cisl - e quindi l'idea è di andare a dare una svegliata a chi dovrebbe prendere decisioni, e ancora non le prende. Siamo arrivati veramente a un punto di non ritorno".
"Bisogna 'togliere le chiavi' a questa multinazionale che non è venuta ad investire in Italia - conclude Fabio Ceraudo, rsu Usb - ma che è venuta a spegnere l'industria siderurgica italiana, cosa inaccettabile. Il governo deve entrare al più presto nella governance, con il 60%, per evitare che diventi un problema sociale, visto che già adesso ogni giorno si rischia di perdere la vita in fabbrica".