Attualità

Gli auguri con i giornalisti quest'anno per la prima volta ha visto la partecipazione anche dei vicari
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di Tiziana Oberti

GENOVA - "Il lavoro che manca o che è in sofferenza è una grandissima sfida dell'oggi, dobbiamo lavorare tutti insieme ma le istituzioni devono dare risposte e trovare delle soluzioni dove è possibile. Come Chiesa continueremo a vigilare e a crescere nei richiami alla politica". Non usa mezzi termini l'arcivescovo di Genova Marco Tasca durante il tradizionale scambio di auguri con i giornalisti che quest'anno per la prima volta ha visto la partecipazione anche del vicario generale mons. Marco Doldi e dei quattro vicari espiscopali: don Gianfranco Calabrese per l’annuncio del Vangelo e per la missionarietà; mons. Giovanni Grondona per la comunione ecclesiale e la sinodalità; mons. Andrea Parodi per gli affari economici e per il servizio della carità e mons. Pietro Pigollo per la formazione del Clero.

"Quest'anno abbiamo festeggiato gli ottant’anni dei cappellani del lavoro - racconta Tasca - ed è un’esperienza unica, io ho parlato con tanti vescovi ma in nessuna altra diocesi ho sentito di una realtà simile, dobbiamo continuare lo stile dei cappellani del lavoro: una vicinanza in modo vero e concreto che non fa rumore ma è reale in uno stile di basso profilo nel senso più bello della parola".

"Altra esperienza unica che ho trovato qui a Genova è lo scambio di auguri che viene fatto per Natale, in questo periodo incontro moltissimi imprenditori, associazioni ma anche sindacati e sono tutti preoccupati - sottolinea l'arcivescovo - dobbiamo lavorare insieme per trovare delle soluzioni, perchè nessuno da solo le troverà. Vediamo aziende in difficoltà e non dobbiamo pensare che è un problema loro, di quella azienda e di quei dipendenti, a tutti deve starci a cuore".

Mons. Tasca si è posi soffermato sul tema della povertà e in particolare del rischio assuefazione perchè "le diseguaglianze aumentano sempre di più e sembra che questo non ci metta più in difficoltà e purtroppo vale anche per la guerra".

Sul regalo per la città di Genova l'arcivescovo non ha dubbi "che sia sempre più accogliente, lo è già ma vorrei lo fosse ancora di più con una maggiore attenzione al prossimo".

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