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di Matteo Angeli

Il clima è sempre più teso dentro Confindustria. Al Consiglio Generale di Confindustria, è arrivato un ricorso ai probiviri, inviato da Antonio Gozzi, per chiedere la riammissione della sua candidatura alla prossima presidenza. Per Gozzi una "realtà matematica" dimostrerebbe il raggiungimento del 25% di consenso, cosa che avrebbe comportato l'ammissione di diritto al voto del 4 aprile. La risposta dei probiviri avrebbe sottolineato - sempre a quanto si apprende - che ogni valutazione è di competenza della 'commissione dei saggi' che oggi, con in consiglio, hanno confermato l'ammissione solo di Edoardo Garrone e Emanuele Orsini.

"Dobbiamo capire le motivazioni per le quali delibere di associazioni territoriali e settoriali molto importanti non sono state considerate idonee e quando vedremo quali sono le motivazioni useremo le regole della giustizia interna di Confindustria", dice Antonio Gozzi dopo aver ascoltato, nel consiglio generale di Confindustria, la relazione della commissione dei saggi che ha deciso l'ammissione al voto di designazione del 4 aprile Edoardo Garrone e Emanuele Orsini, e non ha invece ammesso il presidente di Federacciai. La relazioni dei saggi, che hanno comunicato in consiglio le loro valutazioni, non ha quindi chiuso il confronto con il candidato escluso. Gozzi sottolinea di voler andare avanti nel chiedere la sua riammissione anche perchè, dice, "c'è un pezzo importantissimo di manifattura italiana e di province manifatturiere italiane che non ha avuto l'opportunità di votare un candidato quando lo statuto consente che i candidati siano fino a tre".

La commissione dei saggi per l'elezione del presidente di Confindustria, nella sua relazione al Consiglio Generale sull'ammissione al voto di designazione di Edoardo Garrone e Emanuele, avrebbero motivato l'esclusione di Antonio Gozzi - a quanto si apprende - spiegando che al termine delle consultazioni e dopo più verifiche il consenso si sarebbe fermato al 13,36% dei voti assembleari. Considerando poi anche le dichiarazioni di voto comunicate successivamente da Antonio Gozzi, e comunque considerate non ammissibili, la misura del consenso sarebbe salita al 15,94%. Per i saggi la misura del consenso per Gozzi sarebbe stato significativamente lontana dal consenso riscontrato per i due candidati ammessi. Non è quindi scattata l'ammissione di diritto, prevista al raggiungimento della soglia del 20%. Ed il consenso è stato considerato insufficiente anche per una ammissione al voto in base alla valutazione discrezionale dei saggi. La storia continua.