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In attesa delle gare di appalto che dovrebbero partire l'anno prossimo, l'imprenditore che da anni ormai ha la concessione della famosa spiaggia della Pineta di Arenzano non sarebbe sicuro di voler continuare con lo stabilimento che accoglie ogni estate centin
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di Aurora Bottino

ARENZANO - L'ecomostro che da cinquant'anni poggia sulla spiaggia di Marina Grande mette a rischio la stagione balneare dello storico stabilimento, dove il concessionario avrebbe manifestato l'intenzione di non usufruire della proroga alla direttiva Bolkestein e quindi non continuare con la concessione, lasciando la spiaggia vuota.

In attesa delle gare di appalto che dovrebbero partire l'anno prossimo, l'imprenditore che da anni ormai ha la concessione della famosa spiaggia della Pineta di Arenzano non sarebbe sicuro di voler continuare con lo stabilimento che accoglie ogni estate centinaia di persone.

Il motivo sarebbe legato alle condizioni della struttura degli anni '60 disegnata dall'architetto Vico Magistretti, da tempo (almeno 40 anni) abbandonata. I piloni che la sorreggono posano proprio sulla sabbia, a solo qualche decina di metri da sdraio e ombrelloni targati Marina Grande, mentre il mare "si mangia" la spiaggia.

Le condizioni dei pilastri sarebbero al centro della decisione del concessionario, che in vista della proroga di un solo anno non è intenzionato all'investimento di centinaia di migliaia di euro per la manutenzione, sia dello stabilimento in generale che, soprattutto, dei piloni. Per questo si rischia di non vedere più le file di ombrelloni sulla lunga spiaggia di Marina Grande, ma solo una distesa di sabbia e pietruzze con grossi piloni di cemento recintati per evitare che le persone si accampino sotto, vista la loro fragilità.

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I problemi che da decenni ormai rallentano i lavori verso un'eventuale (ma necessaria secondo molti) demolizione o, perlomeno, una traiettoria di riutilizzo della struttura, sono molti. Quello principale è che ci sono più proprietari, tutti con intenzioni diverse. Esiste la strada, la passeggiata basata sulla ex ferrovia, che è di Rfi (Rete ferroviaria italiana), poi la ciclopedonale che è di proprietà del Comune di Arenzano ma ancora la parte sovrastante alla copertura che è, invece, di proprietà di un privato. Dei 45 pilastri che posano sulla spiaggia, almeno 35 sono di proprietà demaniale e quindi del concessionario in carica.

Chiaramente, come spiega il sindaco di Arenzano Francesco Silvestrini, le porte chiuse dello stabilimento di Marina Grande potrebbero accelerare i lavori verso la demolizione dell'ex hotel, in quanto la responsabilità (se mai succedesse qualcosa che riguarda la sicurezza dei cittadini come un crollo ma anche un pezzo di intonaco che cade in spiaggia mettendo a rischio gli utenti)  sarebbe dei proprietari della struttura da cui è nato il problema.

Intanto questa settimana in Pineta è arrivato un gruppo di lavoro formato da circa 40 persone fra docenti e studenti del Politecnico di Milano, (Scuola di Architettura Urbanistica – Ingegneria delle costruzioni) dell'ENSA Nantes, dell'ENSA Paris-Malaquais e dell’Università Tecnica Nazionale di Atene per un workshop sulla relazione tra turismo, territori e architettura, identificando le principali problematiche legate agli sviluppi, alle tendenze e ai cambiamenti degli insediamenti turistici nella città mediterranee (con un focus specifico sull’area ligure).

Il workshop si è concentrato proprio sullo stabilimento balneare Marina Grande, costruito nel periodo modernista, per valutare le possibili traiettorie di riutilizzo.