GENOVA - Presidio davanti a Palazzo Tursi in questo martedì 21 maggio prima della seduta del consiglio comunale. Al centro la questione del futuro forno crematorio da realizzare a Staglieno. A organizzarlo i comitati del no all'opera con in testala Rete Genovese. Una ventina di persone con cartelli in mano per chiedere di non portare avanti l'opera e tutelare la salute dei cittadini della zona.
Sul luogo dove nascerà l'opera nel frattempo è comparso il cartello dei lavori. La data di inizio segna il 15 aprile, quella di fine a febbraio del 2025. Il costo dei lavori è di 5,2 milioni di euro. A fine anno era arrivato il via libera dalla conferenza dei servizi, a marzo ecco il progetto definitivo con il secondo forno crematorio realizzato interamente a spese del privato all'interno dei campi 56 e 57 di Staglieno.
Ma sull'utilità dell'opera è stato scontro in aula rossa a Tursi. Il coordinatore provinciale del M5s Genova Stefano Giordano e il capogruppo comunale Fabio Ceraudo incentrano la questione sui numeri: "Il secondo forno voluto dal sindaco Bucci è del tutto inutile perché, numeri alla mano, quello già in funzione nel cimitero monumentale cittadino è più che sufficiente al fabbisogno crematorio non solo cittadino ma regionale! A chi giova un secondo impianto?".
Contro la costruzione del crematorio è stato presentato anche un ordine del giorno straordinario firmato da Cristina Lodi (Misto) e sottoscritto da tutta la minoranza in sala rossa. Il documento non passerà oggi in discussione poiché la maggioranza ha chiesto una modifica all'impegnativa e quindi si cercherà di limare il testo per riproporlo martedì prossimo in consiglio. Il forno crematorio bis, aggiuntivo rispetto a quello esistente gestito da Socrem, sarà realizzato in project financing. Secondo il Comune l'impianto sarà tecnologicamente avanzato e senza impatto sull'ambiente. I comitati potrebbero chiedere un incontro con i capigruppo, incontro che si terrà alla fine della seduta di consiglio.
In un accesso consiglio comunale di novembre l'assessore ai Lavori pubblici e vicesindaco Pietro Piciocchi aveva ricordato come "le ragioni dell'opera non sono di tipo economico. Siamo passati da rapporto cremazione rispetto al numero di morti che si aggirava al 52-60% nel 2011 al 78,5% del 2023. Abbiamo una tendenza in continua crescita. La domanda è molto forte sul nostro territorio".
Intanto a metà aprile (a progetto già approvato) il consiglio regionale della Liguria ha approvato un ordine del giorno che impegna la giunta regionale "a normare la sospensione delle autorizzazioni da parte della Città metropolitana di Genova e delle province liguri relative a nuovi forni crematori fino all'emanazione del Piano regionale di coordinamento sui forni crematori".
IL COMMENTO
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