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Giuseppe Rolandi per tutti Pino a 91 anni ha raccontato a People l'angoscia che vive
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di Tiziana Oberti

GENOVA - "Io che sono stato un bambino che ha vissuto la Seconda Guerra Mondiale e so che cosa significa il rumore delle bombe, lo scappare in cantina, e sperare di non morire, vivo questi momenti di guerra in Medioriente, e non solo, con angoscia e io che so cosa si prova se avessi davanti a me un bambino libanese o palestinese o ucraino non sarei in grado di dire nulla ma lo abbraccerei, gli farei sentire la mia vicinanza aiutandolo con una promessa quella di cambiare vita". Così Giuseppe Rolandi, conosciuto come Pino, a 91 anni ha raccontato la sua storia di testimone della Seconda Guerra Mondiale e della Resistenza a 'People - Cambia il tuo punto di vista' durante la puntata dedicata a storie di guerra e pace.

Pino nasce a Genova nel 1933 da una famiglia del Basso Piemonte, il papà era ferroviere e della sua infanzia ricorda molto bene l'annuncio dell'entrata in guerra dell'Italia e dei bombardamenti aerei dell'ottobre 1942 che colpiscono la città.

Il ricordo dell'entrata in guerra dell'Italia 

"Il 10 giugno 1940, io avevo sette anni, abitavo con la mia famiglia, mio papà e mia mamma in un piccolo appartamento in corso Sardegna, quel giorno mio padre era in riposo e mi portò in piazza De Ferrari a sentire il discorso di Mussolini trasmesso da un grande megafono più che un microfono, che era sistemato sul palazzo dell'Accademia - racconta Pino - c'era la folla osannante, io ero per mano di mio papà e mentre c'erano tutti che applaudivano ho visto un gruppo di due o tre signore un po' anziane sedute in un bar lì vicino che piangevano e io a mio papà chiesi ma perché noi siamo tutti così contenti e quelle signore piangono? E lui mi ha detto una cosa che io ricorderò per sempre, mi ha risposto: perché loro sanno che cos'è la guerra".

"Mio padre era del 96, reduce della Prima Guerra Mondiale, rimase ferito e come lui anche io ben presto come tanti bambini e bambine di Genova, abbiamo capito che cos'era la guerra. La guerra sono immediatamente i bombardamenti prima francesi, poi soprattutto inglesi. Guerra voleva dire oscuramento, appena si sentiva l'allarme andare nei rifugi, si dormiva mezzi vestiti per essere pronti ad andare nei rifugi".

Ma per chi ha vissuto i bombardamenti da bambino cosa significa oggi vedere queste guerre così vicino? "Devo dire che vivo con angoscia, perché non avrei ritenuto possibile che si ripetessero queste cose, questo grande progetto di pace, che era nato con l'ONU, a mio avviso ha fallito la sua missione di peacekeeping".

"Oggi passa un messaggio che è contro la cultura della pace, cioè insegnare la pace, far sentire anche a livello interpersonale che si possono risolvere i conflitti solo con il dialogo e l'amore".

 

Guarda la puntata integrale di People

 

 

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