
Sono 68 gli immobili confiscati alla criminalità organizzata che ad oggi sono nella disponibilità del Comune di Genova, 44 dei quali provengono dall'operazione "Confisca Canfarotta" del 2019, che fino a questo momento ha costituito l'acquisizione maggiore degli ultimi due anni. Si tratta di numeri importanti che danno l'idea sia della dimensione del fenomeno in città sia della lotta e del contrasto portato avanti in questi anni: Genova è stata la città del nord Italia soggetta alla più grande confisca di beni mafiosi. Ma non è facile dare a questi spazi una nuova vita, seppur ci sia una legge fortemente voluta da Libera, la 109 del 1996, il rischio è di far passare troppo tempo dal sequestro all'uso sociale del bene, tra iter processuali, occupazioni abusive, bandi per fare richiesta all'Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni e assenza di fondi.
La mappa dei sequestri
Gli immobili sono dislocati su tutto il territorio comunale, da Ponente a Levante, in particolar modo nel Centro Storico, ma poi anche a Sampierdarena, a San Teodoro, a Sestri Ponente, Voltri, San Martino e Quarto. "Quando parliamo di beni immobili confiscati alle mafie e della loro restituzione alla comunità non dobbiamo mai dimenticarci che dietro c'è un lavoro immenso che coinvolge forze dell'ordine, Procura, Direzione antimafia e i nostri uffici", spiega l'assessore al Patrimonio Francesco Maresca. "Sono tutti soggetti che meritano il nostro ringraziamento per il lavoro puntuale che svolgono ogni giorno per il ripristino e il mantenimento della legalità nella nostra città. Come amministrazione, fin da subito, abbiamo deciso di usare il pugno duro nei confronti di certe situazioni e questa politica sta dando i suoi frutti, con l'apertura di importanti attività sul nostro territorio e delle quali beneficia la cittadinanza tutta. Abbiamo numeri importanti, che devono farci riflettere sia su quanto i fenomeni mafiosi siano infiltrati in ogni dove, ma che devono anche farci essere orgogliosi del lavoro che stiamo portando avanti. Siamo alla ricerca di un immobile da intitolare ai giudici Falcone e Borsellino, emblemi della lotta alla mafia e lavoriamo alla realizzazione di un Festival dei beni confiscati".
Che fine fanno questi immobili
Allo stato attuale sono gli enti del terzo settore i principali attori del processo di valorizzazione di questi beni, con una percentuale del 77%. Il 13% sono a gestione diretta del Comune, mentre l'11% sono ancora non utilizzati. La maggior parte di questi beni immobili consiste in modesti appartamenti in condomini del Centro Storico, spesso dislocati ai piani alti di edifici sprovvisti di ascensore e difficilmente accessibili: questi rappresentano il 69% dei beni, mentre il 13% sono fondi commerciali o negozi, il 16% magazzini e il 2% ville. Una parte consistente di questi locali venivano utilizzati come piazze di spaccio o come case chiuse e al momento della confisca versavano in pessimo stato manutentivo, ingombri di generi mobili e altri materiali: il processo di valorizzazione è stato reso possibile anche grazie al contributo di Regione Liguria. Molti immobili sono stati riqualificati per scopi abitativi: il 38% è stato destinato infatti a progetti di social housing, il 15% a progetti legati al turismo, il 14% a progetti culturali, il 12% a progetti di lavoro e il restante 21% a progetti di altro tipo. I locali a piano strada sono utilizzati come luoghi per attività ricreative, o di botteghe volte a insegnare un mestiere o eseguire riparazioni. "L'obiettivo per i prossimi anni- conclude l'assessore Maresca- è quello di dare agli immobili confiscati, oltre alla funzione sociale, anche una funzione culturale e artistica; il prossimo step sarà quello di prevedere anche spazi, da affidare ad associazioni, per mostre, artisti locali ed eventi culturali. Un segnale di città aperta e un percorso che dalla criminalità organizzata porti al sociale, poi all'arte e alla cultura".
Dall'escape room alla casa per le famiglie dei pazienti al Gaslini
Da uno di questi spazi è nata una escape room sociale che ha proprio come obiettivo quello di sensibilizzare il pubblico sulla mafia e sul suo operato. Con il sostegno di diverse associazioni, da Agesci a Libera ad Adesso, il bando è stato vinto: il bene sito in vico Umiltà 4r è gestito oggi dai giovani volontari. Un intero stabile, nel cuore del quartiere di Albaro, andrà all'associazione "Il porto dei piccoli". L’immobile è composto da 16 vani dotati di servizi igienici, è dotato di spazio esterno pertinenziale adibito a verde. Si trova nel quartiere di Albaro in via Vico 1 e sarà presto destinato alle famiglie che hanno i propri figli ricoverati all'ospedale pediatrico Giannina Gaslini. Tra gli altri immobili confiscati e oggi restituiti alla comunità c'è per esempio in via Pré una associazione che si occupa di attività di divulgazione e informazione turistica; in vico delle Vigne un'altra associazione svolge attività formative e socio-culturali, come aiuto compiti, lezioni di lingue straniere e di italiano. In vico Rosa c'è la bici-officina, in vico dell’Umiltà è stata realizzata un’escape room tematica, con la finalità di far conoscere ai giocatori tematiche legate alla lotta per la legalità. In via di Canneto il lungo c’è lo spazio assegnato alla Gigi Ghirotti, utilizzato come punto informativo. In via di Canneto il corto un laboratorio di riciclo.
IL COMMENTO
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