Attualità

Servirà ad aiutare i cittadini nel dialogare con l'amministrazione per i temi legati ai servizi civizi
4 minuti e 5 secondi di lettura
di Andrea Popolano

Il Comune di Genova presto si doterà di una chatbot, si tratta di un sistema di intelligenza artificiale basato su un software che simula ed elabora le conversazioni umane (scritte o parlate), consentendo agli utenti di interagire con i dispositivi digitali come se stessero comunicando con una persona reale. Al momento è in una fase di sperimentazione ma superata questa entrerà in funzione. Ad annunciarlo durante il convegno a palazzo Tursi sull'"AI e nuove tecnologie – opportunità, sfide, occasioni per il futuro" è l'assessore alla Digitalizzazione e Intelligenza Artificiale Marta Brusoni.

Per ora è in fase di sperimentazione

"Ancora è in una fase di sperimentazione e stiamo valutando il suo funzionamento, ovviamente sarà pronta quando poi sarà in gradi di portare dei vantaggi effettivi al cittadino - spiega Brusoni -. Sarà applicata a tutto quello che riguarda i servizi civici che riguardano il cittadino nelle relazioni con il Comune come ad esempio aspetti del sociale, legato alle scuole e al resto. Le molteplici visioni sul tema dell'intelligenza artificiale dimostrano che siamo ancora di fronte a un campo di ricerca in forte evoluzione, con cambiamenti rapidi e significativi" L'intelligenza non deve spaventare, non deve togliere posti di lavoro ma trasformare i posti di lavoro. Per questo serve fare formazione per aiutare le persone più anziane e chi ha disabilità in modo che la tecnologia non sia ad appannaggio dei soli giovani". Il Comune di Genova è ai primi posti nell'ICity Rank 2024, l’indagine annuale di Forum PA sulla trasformazione digitale dei 108 Comuni capoluogo. A Genova le attività amministrative, i siti web istituzionali, i servizi online e quelli su piattaforme nazionali hanno ottenuto un punteggio di 87/100, ben al di sopra della media globale, che si attesta a 67,7. 

L'intelligenza artificiale nella sanità

Ma il tema di come l'intelligenza artificiale cambierà il lavoro è stato affrontato da diversi punti di vista. Al convegno la partecipazione di Enrico Castanini, direttore generale di Liguria Digitale e commissario per l'innovazione e la transizione digitale di Regione Liguria: "Bisogna dire che sono convinto che la palla resterà ancora al lungo in mano all'uomo. La strada che deve essere seguita per l'evoluzione dell'intelligenza artificiale è quella che porta a imitare il cervello. L'intelligenza artificiale servirà a dare una grande mano all'uomo soprattutto quando si parla di dati. Potrà essere fondamentale per quanto riguarda i tempi delle liste d'attesa nella sanità. Abbiamo un progetto riconosciuto dal ministero che verrà applicato in diverse regioni. Come può essere utile? Ad esempio può dirci prima quali sono gli esami che vengono richiesti anche in base ai periodi dell'anno. Una funzione predittiva fondamentale da questo punto di vista".       

Intelligenza artificiale contro liste d'attesa, progetto ligure modello per l'Italia    

La storia e l'evoluzione: "La trasformazione va gestita con attenzione"

Nel tempo l'evoluzione scientifica ha portato più volte ad avere timore della perdita di lavoro. "Fino ad esso tutte le previsioni nel passato non si sono mai tramutate in perdite secche di posti di lavoro - spiega Castanini -. Piuttosto hanno portato a una trasformazione dei posti di lavoro in ruoli più evoluti. Chiaramente ci vuole la conoscenza per gestire al meglio questo percorso di transizione". "L'intelligenza artificiale è un supporto per l'uomo ma non ci deve essere il timore che diluisca l'importanza dell'uomo - spiega Daniela Costamagna, editore di Digital Voice -. Certamente la relazione tra tecnologia e uomo deve essere sotto una gestione di soggetti competenti. Mi ricordo il timore di quanto c'è stata l'introduzione del cloud, c'era un grande timore di affidare i dati a quella nuvoletta e invece oggi lo facciamo normalmente tutti". 

Il 65% delle grandi imprese italiane sta sperimentando la Generative AI

Un dato significativo riguarda la Generative AI: il 65% delle grandi imprese italiane attive nell’AI sta sperimentando questa tecnologia, soprattutto per sviluppare sistemi conversazionali a supporto degli operatori interni. Tuttavia, sul fronte della regolamentazione e della conformità normativa, il cammino è ancora lungo: solo il 28% delle aziende ha implementato misure concrete per garantire la compliance, mentre il 52% dichiara di avere ancora poca chiarezza sulle implicazioni dell’AI Act. 

L’Italia si distingue per l’adozione di strumenti di Generative AI pronti all’uso: il 53% delle grandi imprese ha acquistato licenze per tool come ChatGPT o Microsoft Copilot, superando Francia, Germania e Regno Unito. Inoltre, il 39% delle aziende che hanno introdotto questi strumenti ha già riscontrato un aumento della produttività, mentre un ulteriore 48% non ha ancora effettuato una valutazione quantitativa degli impatti. Le imprese italiane dimostrano anche attenzione ai rischi di un utilizzo non controllato: oltre il 40% ha definito linee guida e regole d’uso, mentre il 17% ha vietato strumenti non approvati per prevenire fenomeni di Shadow AI. 

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