GENOVA - No alle armi in porto. La pioggia non ha fermato la marcia per la pace che si è svolta a Genova. Centinaia di persone provenienti da diverse associazioni hanno ribadito con forza la necessità di fermare le guerre, tutte, non solo quella in Ucraina.
Un mix di colori con bandiere della pace, striscioni e manifesti che insieme insieme agli ombrelli necessari per ripararsi dalla pioggia hanno animato piazza San Lorenzo: "No alla guerra", "Non alimentiamo la guerra", "Stop ai traffici di armi nei porti", "Pace è amare tutti" sono alcuni delle scritte apparse negli striscioni. In piazza il mondo ecclesiastico, i portuali, l'Anpi, Pax Christi, Calp, Acli, Agesci, Arci, Genova aperta alla pace, Società missioni africane.
Da piazza San Lorenzo il corteo si è spostato davanti a Palazzo San Giorgio, sede dell'autorità portuale del Mar Ligure Occidentale. Qui è stato consegnato un documento in cui si chiede di applicare la legge che non consente il transito di armamenti di cui si possa presumere l’impiego in conflitti che violino i diritti umani, per crimini di guerra e genocidi.
L'arcivescovo di Genova Marco Tasca ha ricordato il messaggio di Papa Francesco: La marcia della pace serve per riflettere. Il Papa ha indicato lavoro, educazione e dialogo come strumenti per arrivare a una pace duratura. Sono i punti cardine su cui puntare. Noi ora siamo focalizzati sulla guerra in Ucraina ma ci sono tante guerre di cui purtroppo nessuno parla". Tasca ha anche sottolineato che la legittima difesa è un punto accettato dalla religione cristiana ma ha rimarcato l'importanza di stabilire le modalità: ,"il punto importante è con quali armi mi difendo? Sono armi davvero per la legittima difesa o altro?"
In piazza anche i portuali. "E' dal 2019 che blocchiamo il transito di armi dal porto di Genova per una questione morale - spiega Josè Nivoi, portavoce del Calp e delegato sindacale Usb -. Nel documento che abbiamo stilato c'è la richieste alle diverse autorità di far rispettare la legge "185/90", che regola l’export militare e vieta il transito di armamenti che usano come risoluzione finale l'atto della guerra e non capiamo perché non viene fatta rispettare".
"La testimonianza dei lavoratori del porto ci mette di fronte alla nostra coscienza - spiega Renato Sacco di Pax Christi -. Ognuno in queste situazione porta il proprio contributo. Ci sono tante persone che arrivano da mondi e realtà diverse, già questo è un segno di pace. Mettere insieme le differenze per dire sì alla pace e no alla guerra".
All'evento hanno aderito Pax Christi, rappresentanti del Collettivo autonomo lavoratori Portuali (Calp), Tavolo giustizia e solidarietà di Genova, Acli, Agesci, Arci, Genova aperta alla pace, Società missioni africane, l'arcivescovo di Genova monsignor Marco Tasca e il vescovo di Savona Calogero Marino.
IL COMMENTO
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