GENOVA - Per oltre due anni parlare di sanità ha significato parlare di Covid. Non esisteva altro né nella nostra mente né quando si pensava agli ospedali. Il Covid non è finito, è un virus diventato endemico e gli esperti da mesi ci hanno spiegato che dobbiamo conviverci.
Ora è arrivato il momento di mettere mano alla sanità, tutta. Nei prossimi giorni la delega tenuta fino ad ora dal presidente della Regione Giovanni Toti passerà di mano.
A prescindere da chi sarà il nuovo assessore una cosa è certa: non si può più aspettare a sciogliere i nodi esistenti. Non possono più aspettare i cittadini ma neanche coloro che lavorano in sanità.
I problemi sono tanti e vengono da lontano, il Covid li ha esacerbati.
La pandemia in corso, con circa 250 milioni di casi confermati e con oltre due milioni di decessi registrati in Europa e in Asia centrale, ha rappresentato uno choc che ha messo la salute in cima all'agenda politica, ma la cui lezione rischia di non essere ancora completamente compresa.
Nel 2021, a causa della pandemia, la rinuncia alle cure è quasi raddoppiata rispetto al 2019, passando dal 6.3% all'11% a livello nazionale. Durante l'emergenza pandemica, per esempio, gli screening oncologici si sono ridotti del 30%; quasi 100mila persone con sofferenza mentale non sono state seguite dal sistema sanitario nazionale e le visite di controllo e le prime visite per malati cronici per impostare il piano terapeutico si sono ridotte di un terzo.
Secondo l'European Health Forum Gastein, l'Europa è entrata in una crisi sanitaria permanente, una 'permacrisi' e non è solo colpa del Covid.
Ci sono malattie non trasmissibili come per esempio cancro, malattie cardiache, malattie legate all'alcol, al fumo e all' obesità che compromettono la salute di milioni di persone e pesano sui nostri sistemi sanitari.
Il Covid è la pandemia più visibile, certo, ma non la più prevenibile. Per esempio la pandemia delle malattie cardiovascolari o quella dell'obesità possono benissimo essere contrastate grazie alla prevenzione. Come quella che rischia di scoppiare legata alla salute mentale e diretta conseguenza degli ultimi due anni e mezzo.
La bacchetta magica non ce l'ha nessuno, ovvio, ma da qualche parte bisogna partire. Il prossimo assessore regionale alla sanità non dovrà avere paura di fare scelte anche impopolari, la realtà è che il sistema così com'è non può più reggere.
Liste d'attesa, prevenzione e riorganizzazione, la sanità non del futuro ma del presente in Liguria passa da questi tre punti.
La Liguria è la regione più anziana d'Italia, questo fa sì che la spesa sanitaria che si trova ad affrontare, ovviamente in base agli abitanti, sia più alta rispetto ad altre regioni e questo andrà fatto capire al Governo.
L'argomento principe, quello da cui cominciare e senza indugi, sono le liste d'attesa. Era un problema già prima della pandemia, con il Covid e le sue conseguenze è peggiorato. Da questo dipende anche la fuga di mo0lti ligri fuori regione.
L'attuale sistema sanitario non potrebbe reggere una nuova pandemia, serve rafforzare i servizi essenziali e territoriali. Se c'è una cosa che ha insegnato l'espandersi del virus è l'importanza del sistema extra-ospedale, dal medico di medicina generale all'assistenza territoriale: non può essere tutto a carico del sistema ospedaliero.
L'emergenza pronto soccorso, non certo solo ligure ma nazionale, ci mostra oggi in modo drammaticamente chiaro le conseguenze di non aver pensato al futuro anni fa, di non aver investito e di aver permesso una emorragia di giovani medici: l'anno scorso sono stati undicimila a lasciare l'Italia. E ora si deve correre ai ripari consapevoli che i prossimi due o tre anni saranno molto difficili.
Oggi come previsto dalla Missione 6 del Piano nazionale ripresa e resilienza (Pnrr), è giunto il momento di investire per riorganizzare l’assistenza sanitaria e sociosanitaria. Per garantire l'assistenza e far fronte a tutte le difficoltà probabilmente non basteranno. Parliamo a livello nazionale ma la Liguria deve fare la sua parte facendo valere le sue peculiarità ma anche i suoi punti di forza.
La sanità è la voce più pesante del bilancio ligure, per questo le politiche per la salute e la sanità pubblica sono centrali e rappresentano un investimento per il futuro di tutti noi.
Ragioni sufficienti per dire che il nuovo assessore non va lasciato solo ma nello stesso tempo che deve avere le mani libere per agire.
IL COMMENTO
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