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La città può trasformare il proprio destino in pochi anni
2 minuti e 6 secondi di lettura
di Matteo Cantile

Paolo Emilio Signorini dev’essere uomo attento alla simbologia: per annunciare l’attribuzione dell’appalto per la costruzione della Diga foranea, l’opera più grande nella storia della Genova contemporanea, ha scelto il 12 ottobre, la data della scoperta dell’America. E nonostante la situazione particolarmente complessa, dopo una gara deserta e un comitato di valutazione azzerato per incompatibilità di un membro, è riuscito a rispettare il suo proposito: ieri l’annuncio, oggi la conferenza stampa di presentazione.

E’ forse difficile far intendere alla pubblica opinione quanto sia importante la Diga, e insieme ad essa tutti gli altri lavori in corso a Genova, nell’economia globale della città: ma, credetemi, è fondamentale.

Le infrastrutture e la tecnologia sono, da sempre, fin dall’invenzione della ruota, la chiave di volta di ogni società civile e la Diga è solo punta dell’iceberg di un complesso di grandi opere che sono destinate a cambiare per sempre, e in meglio, la qualità di vita e la competitività di Genova.

Assieme all’opera che proteggerà il fronte mare mettendo a disposizione più spazio per il porto commerciale e le crociere, c’è infatti tutta una serie di interventi che miglioreranno la città: il nodo ferroviario di Genova, le opere di separazione del traffico pesante da quello leggero, il Terzo Valico e il conseguente quadruplicamento della ferrovia tra Tortona e Milano. E ancora il waterfront di Levante, l’Hennebique e la relativa riqualificazione dell’area Prè, Molo, Maddalena. Infine il tunnel sotto il porto, opera promessa e lanciata più volte nella storia e ora rimessa al centro del dibattito pubblico e la riqualificazione delle autostrade. Sullo sfondo, molto sullo sfondo vista la situazione che la circonda da molti anni, la Gronda: opera nata vecchia ma ancora necessaria, pur con le dovute modifiche e aggiornamenti.

E’ tutto un grande incastro che oggi sembra lontano e riferito solo all’economia portuale ed è invece il pilastro su cui potrà poggiare la storia di Genova nei prossimi 50 anni, anche di più.

Nessuna città d’Italia ha sofferto il gap infrastrutturale tanto quanto Genova ed è per questo, in un misto tra il ravvedimento operoso e la scommessa nel futuro, che i Governi italiani hanno assegnato al capoluogo della Liguria una tale mole di fondi da investire.

Adesso la città ha un compito: spendere questo denaro e spenderlo bene. Non c’è spazio per i tentennamenti o per i no; è il momento in cui Genova, tutta, e con lei i parlamentari che la rappresentano e le istituzioni locali, deve rimboccarsi le maniche e avviarsi sulla strada della sua definitiva rinascita.

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