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Lunedì e giovedì alle 18.30 due nuove puntate della docuserie sugli anni ’80 e ‘90
3 minuti e 27 secondi di lettura
di Mario Paternostro

Anni ’80. Dopo oltre quarant’anni Genova sta per riavere il suo teatro dell’Opera, il Carlo Felice, distrutto dalle bombe dell’ultima guerra. Restavano a testimonianza della follia bellica le macerie: un cumulo nel cuore della città. I genovesi andavano a vedere e a sentire le grandi voci e i direttori d’orchestra più affermati prima al Grattacielo e poi al teatro Margherita.

Tutti i sindaci avevano lottato per ottenere il risarcimento dei danni di guerra, dal comunista Gelasio Adamoli al democristiano Vittorio Pertusio. Chi riuscì a portarli a casa fu Fulvio Cerofolini, socialista, che guidò la giunta di sinistra dal 1975 al 1985. Ebbe i soldi e fu creata una commissione presieduta dall’archistar Paolo Portoghesi, che scelse come vincitore il progetto di Aldo Rossi, Ignazio Gardella, Angelo Sibilla e Fabio Reinhart. Pronao salvato e restaurato e sopra una torre tozza e forte che avrebbe racchiuso le straordinarie macchine teatrali. Un’acustica giudicata splendida e una sala da duemila posti più due che rappresentava la piazza di una Genova antica.
Molte accese polemiche tra Portoghesi e i postmoderni da una parte e lo storico dell’architettura Bruno Zevi, che frustava la scelta sulla pagine dell’”Espresso”.

Nella quinta puntata di “Addio ‘900” (lunedì alle 18.30 su Primocanale e on demand su www.primocanale.it)  vi racconteremo quell’avventura eccezionale. Utilizzando la straordinaria documentazione del nostro Archivio storico, che con “I mille giorni del Carlo Felice” testimoniò allora giorno dopo giorno la grande fabbrica della ricostruzione.
Avrete la possibilità di vedere e ascoltare alcune chicche, come le interviste a Rossi, Gardella e Sibilla proprio sul progetto e in particolare l’appassionata difesa della torre che avrebbe dovuto essere più alta nell’idea originaria dei progettisti. E in chiusura il pugnace presidente dei commercianti genovesi (che molto si erano battuti per la ricostruzione soprattutto quelli di Galleria Mazzini) ) Giorgio Savinelli che polemizza con garbo, ma senza peli sulla lingua contro le autorità comunali che si erano dimenticate di invitare i vertici dell’Ascom all’inaugurazione!

Giovedì alle 18.30 la sesta puntata dedicata alla fine dei partiti tradizionali. Cioè ai sindaci che vennero dopo Cerofolini, quando il potente leader socialista Bettino Craxi scelse di fare il pentapartito laddove era possibile, quindi anche a Genova. Sindaco Cesare Campart, repubblicano pacato e per bene, che governò con Dc, Psi, Psdi e Pli lavorando tenacemente alla preparazione delle Colombiane. Ma dopo cinque anni un altro cambio. I partiti si riassestano intorno al Pci, ormai prossimo al cambiamento di nome in Pds. La giunta riparte con l’alleanza riformista di sinistra, Romano Merlo, socialdemocratico, sindaco e vice il giovane emergente del Pci, Claudio Burlando. Durerà solo due anni, fino a quando il sindaco  si dimetterà travolto da un presunto scandalo sul numero dei biglietti venduti e, secondo l’accusa, gonfiati delle Colombiane.  

A proposito: alle fine degli anni ’80 spunta un progetto alternativo a quello di Renzo Piano. Lo propone un gruppo privato. Ecco l’idea di un altissimo cono su un’isola artificiale nel mare del porto vecchio. Lo firma un architetto di Atlanta, John Portmann. Il progetto è dirompente e viene bocciato.
Ecco che dagli archivi di Primocanale e questa volta di Telecittà esce una curiosissima e rara intervista a Gianfranco Gadolla, giovane imprenditore che illustra le qualità di questo progetto clamoroso.

Siamo alla vigilia delle Colombiane e della grande svolta urbanistica di Genova. Davvero la città cambierà faccia e anima. Ma la storia del 1992 ve la racconteremo nella prossima puntata con alcune interviste storiche a Renzo Piano che bene spiegano le scelte geniali dell’architetto.

Fra l’altro proprio martedì, a Porta Siberia, avremo l’occasione di farci raccontare da Piano quale sarà il futuro del Waterfront e come si collegherà il Porto Antico del 1992 con il nuovo Waterfront di Levante e, chissà, qualche altra idea per il Waterfront di Ponente, cioè quello che va oltre la Stazione Marittima su cui l’architetto genovese aveva disegnato scelte innovative sia con l’Affresco elaborato con il sindaco Beppe Pericu sia dopo con l’Urban Lab varato da Marta Vincenzi.
Un dialogo tra Piano e il presidente della Porto Antico, Mauro Ferrando per capire che cosa succederà nei prossimi anni nel cuore di Genova.

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