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di Matteo Cantile

Tra un'autostrada intasata e un piattino troppo costoso la Liguria sembra impegnata in uno strano processo di autodistruzione mediatica: e nell'ennesima estate da tutto esaurito, e al netto delle giuste rivendicazioni, non sembra essere questo l'approccio più sensato allo sviluppo economico e culturale della nostra regione.

Che le autostrade liguri siano un colabrodo lo sappiamo da tempo: noi di Primocanale, in particolare, teniamo molto al nostro ruolo di grillo parlante su questo argomento, incarico che il nostro editore, Maurizio Rossi, si assunse ben prima della tragedia devastante che abbiamo commemorato ieri. Ma con il sole allo zenit e i turisti che sciamano sulle spiagge e nei caruggi, è forse il caso di puntare il nostro sguardo, almeno per un giorno, anche su quello che dalle nostre parti sembra funzionare bene. E il turismo è nettamente una di queste cose.

In piazza De Ferrari si sono molto impegnati per promuovere la Liguria come destinazione turistica, attirandosi per questo anche qualche critica: il denaro speso per sponsorizzare i nostri borghi e le nostre città in ogni modo possibile, dal calcio, agli aeroporti alle tv, sarà stato troppo (o troppo poco, ognuno ha il diritto di dire la sua) ma di sicuro è parte di un progetto che sul piano dei numeri innegabilmente funziona. La Liguria è strapiena di gente e ciò non è discutibile. Ed è piena nonostante la sua atavica mancanza di infrastrutture: le autostrade le conosciamo, in treno manca l'alta velocità, l'aereo non costituisce una vera e ampia alternativa. Eppure i turisti vengono, attirati dalle nostre bellezze che sono sinceramente incomparabili.

Ricordo di una volta nella quale ero stato inviato a seguire una delle nostre classiche code in autostrada: imboccata la A26, dopo tre ore di collegamenti a passo d'uomo, decisi di fermarmi all'autogrill sul Turchino per tastare un po' il polso agli automobilisti stremati. Incrociai una signora dal forte accento milanese e alla mia domanda se tutto questo traffico potesse spingerla, prima o poi, a optare per la riviera romagnola mi squadrò come se fossi pazzo: “La Romagna? Ma cosa dice, non c'è paragone”.

La Liguria, per chi viene da fuori, per chi spesso riesce a permettersi appena poche ore di fuga dalla calura padana, è un paradiso che andrebbe valorizzato a partire da noi stessi.

Perché è certamente vero che arrivare qui è difficile, che i costi sono spesso esagerati, che le spiagge costano care e scarseggiano quelle libere, che qualche volta non siamo nemmeno così simpatici, eppure nessuno vorrebbe mai rinunciare alle sue vacanze in questa terra meravigliosa.

E allora fermiamoci un attimo, oggi che è Ferragosto, a cullarci per un giorno sulle nostre qualità: dobbiamo migliorare molto, abbiamo una battaglia da portare a termine sulle infrastrutture, dobbiamo rendere il nostro turismo più attrattivo, tutto si può e si deve fare, ma senza tafazzismi.

Viviamo in un paradiso, non dimentichiamocelo mai. Buon Ferragosto!