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Il 27 luglio del 2015 chiudeva il Corriere Mercatile, uno dei primi giornali d'Italia: una mostra e un'insegna del Municipio Media Valbisagno per non dimenticarlo
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di Michele Varì

L'appello era stato lanciato dall'ultimo caporedattore Paolo De Totero, "la città e le istituzioni non dimentichino una voce libera e autorevole come il Corriere Mercantile, serve una targa per ricordare il giornale dei genovesi chiuso nel 2015 che quest'anno avrebbe compiuto duecento anni di vita".

Il Corriere Mercantile era anche il mio giornale, e De Totero è la persona che mi ha insegnato a fare il giornalista.
Dico il mio giornale perchè io, come tutti gli altri giornalisti e i poligrafici eravamo anche un po' editori visto che era un quotidiano in cooperativa di cui noi tutti eravamo i soci. La nostra forza, perché liberi di scrivere senza dovere sottostare a nulla che non fosse la deontologia professionale, ma anche la nostra debolezza, perché contavamo solo sulle copie vendute e i contributi dell'editoria, fondi che l'avvento di una certa politica populista ha poi cancellato, un grosso errore, perché così sono spariti delle voci libere. Bastava controllare che i fondi dell'editoria fossero destinati davvero a giornali che facevano informazione e non a testate che con il giornalismo e l'informazione non avevano nulla da spartire.

Il Mercantile era stato rilevato da una cooperativa nel 1977, quando gli editori di allora, gli armatori Fassio, erano falliti. Al centro della storia del Mercantile, come conferma il nome, c'è sempre stato il porto, era stato fondato nel 1824, primo giornale d'Italia, per dare voce dei traffici marittimi di Genova e del resto del mondo. Allora il Mercantile era diffuso in tutto il mondo.

La prima risposta all'appello di De Totero è arrivata a distanza di alcuni mesi, per ora inevitabilmente un semplice ma importante impegno d'intenti, da Angelo Guidi, presidente del Municipio Bassa Valbisagno competente per via Archimede, a San Fruttuoso, dove c'era la sede del Corriere Mercantile, locali ora chiusi e in vendita ma con ancora l'insegna del quotidiano sopra l'ingresso, "insieme ad alcuni ex soci stiamo pensando a due iniziative per ricordare il giornale in cooperativa che è stato così importante per il quartiere e la città - spiega Guidi- una mostra nella sede del Municipio, in piazza Manzoni, a poche decine di metri da via Archimede, e l'affissione di una targa informativa turistica a ricordo del Corriere Mercantile".

Subito dopo l'invocazione di De Totero al Premio dedicato a Mimmo Angeli, lo storico direttore della giornale in cooperativa sopravvissuto anche grazie alla sforzo e la grande professionalità dei soci poligrafici e giornalisti, Stefano Balleari, capogruppo in Regione di Fratelli d'Italia, aveva presentato un ordine del giorno sottoscritto da tutti i gruppi e approvato all’unanimità dal Consiglio regionale in cui si ricordava che il giornale "rappresentava una delle testate più longeve in Italia e ha costituito una palestra professionale per tanti giornalisti che si sono poi affermati a livello nazionale". Nell’ordine del giorno si ricordava il ruolo di primo piano e di grande equilibrio e equidistanza impresso al giornale da Mimmo Angeli, direttore del Mercantile dal 1979 al 2015.

Balleari oggi rinnova l'invito alla politica, "il Mercantile ha rappresentato bene la genovesità, le nostre radici, i mie ricordi sono legati anche a quando iniziando a fare politica ebbi modo di apprezzare l'etica e la professionalità dei giornalisti del Mercantile, che allora usciva al pomeriggio, cronisti attenti e liberi come appunto Paolo De Totero".

Dalla destra alla sinistra, in sintonia con Balleari le dichiarazioni gonfie di affetto per il Corriere Mercantile di Gianni Pastorino, capogruppo in Regione di Linea Condivisa, che fra l'altro in veste di sindacalista si trovò anche a supportare in prima persona le difficoltà sostenute dai giornalisti del Mercantile.
"Una voce davvero libera che manca nell'attuale panorama dell'informazione, una cooperativa che era una vera e propria scuola di giornalismo di grande spessore".

Noi del Mercantile, aggiungo per esemplificare lo spirito che ci animava, avevamo fame, grinta e prima dell'avvento di Internet e dei social, quando ancora i giornali cartacei erano la prima fonte di informazione, consapevoli dell'incertezza del nostro futuro ogni giorno volevamo fornire una ragione ai lettori per scegliere il nostro piccolo giornale in cooperativa e non i quotidiani più quotati con robusti editori alle spalle.

Sentivamo davvero nostro quel giornale sempre precario, un piccolo grande quotidiano che sapeva raccontare la vita dei genovesi, quartiere per quartiere, seguendo le sedute delle varie Circoscrizioni neanche fossero quelle di palazzo Tursi o della Regione, capillari in modo quasi maniacale, e poi lo sport minore, il calcio dei dilettanti, tutti i giorni due pagine di Genoa e due di Samp, gli spettacoli raccontato teatro per teatro, l'idea straordinaria dell'ultima pagina interamente dedicata ai cinema, facilissima da consultare, e poi la cronaca, giudiziaria, con cronisti in tribunale e in pretura. E la nera, la mia nera, con continue esclusive possibili grazie al lavoro su strada: tutte le mattine andavamo al comando provinciale dei carabinieri e in questura, ci infilavamo al pronto soccorso del San Martino per i fatti di cronaca ma anche per vigilare sulle code dei paziente in attesa di una visita, per denunciare la malasanità. Quante storie, racconti di disservizi, abusi.

Era tutto questo il Mercantile, un cane da guardia senza paura al servizio dei cittadini. Un manipolo di giornalisti che con grandi sacrifici e stipendi ridotti sapeva fare squadra e che, quasi in modo inconsapevole, giorno dopo giorno, raccontava la storia di Genova.