Da dove iniziare? In campagna elettorale tutti erano concordi nell'abbattimento delle liste d'attesa come punto centrale, insieme a una riorganizzazione di Alisa (chi più e chi meno) e alla realizzazione dei nuovi ospedali e allora si parta da qui insieme, seppur con delle diversità, ma per perseguire un fine comune che è quello di traghettare la sanità da qui al 2026 prima dell'ingresso di nuove forze e della chiusura dei progetti del Pnrr.
Qualcuno potrebbe dire utopia. Io parlo di mera concretezza condita da un po' di disperazione o per dirla in latino 'necesse est'.
La realtà sennò sarà sempre fatta da lotte intestine, accuse incrociate, poltrone intoccabili. Un patto che deve superare i personalismi e i cosiddetti giochi politici per un interesse superiore, più alto e cioè quello di poter garantire sempre più e meglio l'articolo 32 della nostra Costituzione, attraverso un sistema sanitario nazionale che sta per compiere 50 anni e oggi come oggi non riesce più a essere quello per cui e come era stato pensato.
D'altronde a invitare a un "appello alla ragione per salvare il salvabile" della sanità pubblica ha scritto anche il prof. Ivan Cavicchi filosofo della medicina, sociologo e antropologo, docente presso la facoltà di Medicina dell’Università Tor Vergata di Roma. Operatore sul campo fin dalla prima ora, ex sindacalista, strenuo difensore della sanità pubblica e che da anni si occupa attivamente di politiche sanitarie.
Le soluzioni a breve termine non servono alla sanità, servono riforme politiche strutturali ma nel mentre bisognerebbe vivere e non solo sopravvivere.
IL COMMENTO
Che tristezza la politica che non vuole la sanità
Che angoscia il frinire dei grilli in autunno