Commenti

1 minuto e 21 secondi di lettura

Per noi di Primocanale era “il Principe”. Oppure Cesare, ma il termine Principe era la sintesi perfetta del suo agire e del suo essere un grande manager, un grande genovese, un incredibile signore.

Per me nel 2003 quando dopo quasi trent’anni di Decimonono passai alla direzione di Primocanale fu ritrovare un amico che incontravo spesso uscendo di casa in piazza Manin.

E nella nostra televisione da quel giorno è diventato un punto di riferimento indispensabile, un faro. Proprio così, un faro. Per qualunque problema, piccolo o grande che fosse o che così ci appariva in quel momento, il Principe diventava la soluzione definitiva. Ascoltava silenzioso, per poi darti il suo parere che sempre più spesso diventava un consiglio, un suggerimento da seguire senza dubbi.

Perché Cesare Castelbarco, storico socio e per alcuni anni presidente di Primocanale, aveva la dote della saggezza, la qualità della moderazione, del ragionamento di buon senso, senza perdere, se necessaria, la zampata di originalità nella scelta di una strada.

Logico che ci si rivolgesse a lui come profondo conoscitore delle questioni finanziarie, ma anche come attento osservatore della vita politica della città, guardata senza distacco nobiliare, ma con appassionata partecipazione.

Ma per me, cresciuto con il filo dell’ironia e dell’autoironia attorcigliato alle vene genovesi, è stato anche un piacevolissimo amico, spiritoso, divertente. Come quando una sera, in un ricevimento in televisione, mi prese in un angolo e indicando i miei mocassini color marrone scuro osservò, sorridendo. “Dopo le 17, caro Mario, sempre scarpe nere”.

Addio caro Cesare, Mi mancherà la tua presenza sicura anche se non ti vedevo da tempo. E grazie dell’amicizia, caro, grande Principe della vita.