Commenti

2 minuti e 27 secondi di lettura
di Luca Pallavicini*

Il diritto alle cure sanitarie e socio-sanitarie rappresenta un principio fondamentale del nostro ordinamento giuridico, sancito dalla Costituzione e da normative chiave che ne garantiscono l’applicazione universale. Tuttavia, per molte famiglie italiane, la tutela degli anziani non autosufficienti o di persone con disabilità continua a rappresentare una sfida significativa, non solo dal punto di vista organizzativo, ma anche economico.

Un diritto costituzionale inviolabile

La Costituzione italiana, con l’articolo 32, stabilisce che “la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”. Questo principio, unito al sistema sanitario pubblico istituito con la legge n. 833 del 1978, garantisce l’accesso universale alle cure, senza discriminazioni di natura economica o sociale. Le prestazioni sanitarie e socio-sanitarie, in particolare per le persone fragili, non sono quindi un privilegio, ma un diritto pienamente esigibile, riconosciuto e prioritario rispetto a ogni vincolo di bilancio.

Protezione economica delle famiglie

Un aspetto fondamentale è la tutela economica delle famiglie, garantita dall’articolo 23 della Costituzione, che stabilisce che “nessuna prestazione patrimoniale può essere imposta se non in base alla legge”. Ciò significa che i costi delle cure sanitarie devono essere a carico del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), senza gravare impropriamente sui familiari. In questo contesto, la giurisprudenza italiana ha più volte ribadito che eventuali richieste di contributi economici a carico delle famiglie per prestazioni essenziali sono illegittime, consolidando così una protezione normativa chiara e solida.

Prestazioni garantite dai LEA

I Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), definiti con i decreti del 2001 e aggiornati nel 2017, garantiscono cure domiciliari, semi-residenziali e residenziali per anziani, disabili e persone con gravi patologie psichiatriche. Questi servizi devono essere garantiti senza compromessi economici o ritardi amministrativi. Sentenze come la n. 157/2020 della Corte Costituzionale hanno ribadito che tali prestazioni, essendo definite essenziali, non possono essere subordinate a vincoli finanziari delle regioni o delle strutture sanitarie.

Il ruolo delle istituzioni locali

Regioni e Comuni hanno la responsabilità di garantire l’accesso equo e tempestivo ai servizi sanitari e socio-sanitari, senza introdurre regolamenti che aggravino la posizione economica delle famiglie. Al contrario, devono adottare misure che promuovano l’efficienza e l’equità, nel rispetto delle normative nazionali. Anche le strutture private accreditate sono tenute a garantire lo stesso livello di prestazioni delle strutture pubbliche, come stabilito da numerosi pronunciamenti giuridici.

Un sistema più giusto per le persone fragili

Queste basi normative costituiscono un pilastro per costruire un sistema socio-sanitario più equo e inclusivo, in cui nessuna famiglia debba rinunciare alle cure necessarie per un proprio caro a causa di difficoltà economiche. È fondamentale che il diritto alla salute venga rispettato e valorizzato come fondamento di una società civile e solidale.

Proteggere i diritti degli anziani, delle persone fragili e delle loro famiglie non è solo un dovere giuridico, ma anche un atto di responsabilità sociale. Garantire accesso equo alle cure, senza compromessi, significa costruire una società più umana, che riconosce la dignità di ogni individuo e pone la solidarietà al centro delle sue priorità.

Luca Pallavicini* - Presidente nazionale Confcommercio salute

 

 

ARTICOLI CORRELATI

Mercoledì 04 Dicembre 2024

Liguria capofila in Italia di progetto su tecnologie per curare gli anziani

Presentate a Genova anche le nuove linee guida nazionali per la valutazione del paziente anziano
Venerdì 28 Giugno 2024

Sanità, Regione vara il nuovo tariffario per le Rsa

La delibera, per garantire l'uniformità sul territorio, stabilisce che le strutture in convenzione esigano quote pari a 54,60 al giorno. Quelle che presentassero quote maggiori, non oltre gli euro 67,10, dovranno giustificare la maggiorazione