Scribacchiavo alcuni mesi fa che nel pieno della campagna elettorale per le regionali anticipate, galleggiando nel mare delle cavolate sparate da alcuni candidati una mi aveva particolarmente colpito. Una che le superava tutte, le sovrastava, le annientava, perché sollevata nel momento più assurdo. In mezzo al disastro della nostra sanità pubblica e anche di quella regionale: l’ennesimo no al nuovo ospedale Galliera.
Lo riprendo, lo rilancio, lo allargo, lo estendo. Questo No del cavolo vale anche per gli altri ospedali genovesi, da rifare, da rendere decenti, moderni. Galliera in prima linea senza ombra di dubbio, ma anche benedetto il nuovo Gaslini per offrire ai bambini luoghi adatti e confortevoli nel momento del dolore, anche a chi i bambini li accompagna. Forza, diamoci una botta ma per davvero, anche per l’ospedale di Erzelli. Perché la Genova dei vecchi abitanti malandati ha bisogno urgentissimo di ospedali nuovi, non monumenti magnifici allo spirito eccezionale dei benefattori ottocenteschi (o anche precedenti), nuovi certamente per quanto riguarda i macchinari, ma, qui lo ribadisco, nuovi per l’accoglienza che si deve dare a chi soffre.
Non si può lasciare il funzionamento dei servizi “alberghieri” di un grande ospedale regionale come il Galliera e altri soltanto sulle spalle di infermieri e Oss che stanno facendo miracoli perché la decadenza di certe strutture (penso soprattutto al mio adorato Galliera dove mio padre ha lavorato per quarant’anni) è incredibile. Va rifatto alla grandissima, come il progetto prevede. Senza intoppi allucinanti, gestiti da associazioni del “Maniman Assoluto”, di cui la sanità genovese e ligure considerando il livello di questi ospedali, non sente proprio il bisogno.
Lo hanno detto bene pochi mesi fa i medici del Galliera. Eccole quelle parole contro l’ennesimo ricorso: "Accanimento, o mero interesse personale privato". "Il Galliera - spiegava saggiamente il direttore del pronto soccorso e del dipartimento emergenza e urgenza Paolo Cremonesi - è un ospedale storico con delle grandi eccellenze che serve Genova, la Liguria e parte del basso Piemonte. È un ospedale che però ha molti anni e oggi la medicina moderna ha bisogno di stanze a uno, due letti, bagni in camera, percorsi più veloci, per mettere i pazienti nelle migliori condizioni per essere curati e il personale, al tempo stesso, in un ambiente moderno, luminoso, efficiente dove ovviamente lavora decisamente meglio, quindi basta con i no, basta con i tanti ricorsi. Vogliamo assolutamente che l'ospedale nuovo parta per la gente, per la nostra comunità genovese, per la Liguria, basta con i veti, con quelli che dicono sempre no, basta coi falsi ambientalismi". Sacrostanti ragionamenti.
Mi viene in mente un’intervista che feci una trentina di anni fa al grande professor Eolo Parodi, onni-presidente dei medici italiani. Ebbene Parodi, nemmeno troppo provocatoriamente, sosteneva che un ospedale avrebbe dovuto essere guidato anche da un direttore d’albergo. Proprio per la necessità come ribadisce Cremonesi di migliori condizioni per essere curati.
Galliera subito, prima della funivia e dello Skymetro e anche del tunnel sotto le acque del porto. Galliera nuovo senza deliranti attese. Da fare tutto, sia chiaro, nel massimo della trasparenza, sotto il controllo di Comune e Regione e anche della nostra magistratura che sa controllare benissimo. Che non venga in mente a qualcuno, il solito furbetto, di farci su qualche speculazioncina. Anche alle spalle di un ospedale.
Ma subito anche Erzelli per assicurare un ospedale moderno e confortevole anche al Ponente cittadino.
Perché ne parlo ora? Per un banale motivo. Vorrei conoscere, magari dai talk di Primocanale, che cosa ne pensano della costruzione immediata dei nuovi ospedali, i candidati alle prossime elezioni comunali. Si o no al nuovo ospedale Galliera? Sì o no al nuovo ospedale di Erzelli?.
Attendo le risposte da mettere a disposizione, come sempre, dei telespettatori-elettori. Risposte con nomi e cognoni e soprattutto simboli del partiti.
Così saprete semmai chi ringraziare con un voto…. O viceversa s’intende.
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IL COMMENTO
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