Cronaca

Quattro ragazze cinesi erano state reclutate dopo un provino secondo precisi parametri estetici. Le donne avevano un tariffario ben preciso per ogni tipologia di prestazione con minimi sconti per i clienti abituali
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di r.p.

GENOVA - Avevano costituito una vera e propria associazione per delinquere, strutturata per ruoli, risorse e mezzi, finalizzata allo sfruttamento della prostituzione attraverso un centro massaggi, sito nel centro città di Genova, in cui giovani donne di nazionalità cinese praticavano attività di prostituzione alle dipendenze degli sfruttatori.

I carabinieri del nucleo operativo della compagnia di Genova Centro, a conclusione dell'operazione denominata 'Wasabi' durata più di un anno, hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di tre soggetti di origine cinese, disposta dal G.I.P. su richiesta della Procura della Repubblica genovese.

Tre gli arrestati: una coppia di imprenditori cinesi trentenni, reali gestori e supervisori del centro massaggi trasformato in bordello, e un'altra donna connazionale 25enne, una sorta di segretaria del centro massaggi, che oltre a organizzare gli appuntamenti e coordinare le “massaggiatrici”, talvolta le sostituiva nell'attività quando qualcuna delle giovani non era disponibile.

Quattro ragazze cinesi erano state reclutate dopo un provino secondo precisi parametri estetici. Le donne avevano un tariffario ben preciso per ogni tipologia di prestazione con minimi sconti per i clienti abituali: queste le caratteristiche dell’attività di prostituzione che fruttava fino a 15.000 euro al mese per ogni prostituta, di cui una piccolissima parte andava alla lavoratrice quale “stipendio”, mentre il resto veniva trattenuto dai responsabili del centro.

Inoltre il denaro sporco veniva reinvestito in esercizi di vendita al dettaglio con sede in Lombardia, gestiti dagli stessi indagati che, per questo motivo, dovranno rispondere anche del reato di autoriciclaggio. Nei mesi precedenti gli indagati sono stati anche denunciati poiché avevano richiesto e ottenuto il contributo a fondo perduto corrisposto dal Governo per l’emergenza Covid-19.

Con l’ausilio della sezione indagini patrimoniali del nucleo investigativo del Reparto Operativo di Genova, veniva data esecuzione al contestuale decreto di sequestro preventivo dei beni e conti correnti strumentali all’attività di prostituzione, confiscando il centro massaggi, 3 conti correnti, furgoni e una BMW Z4 acquistata con l'incasso del centro, nonché la rilevante somma di 175.000 euro in contanti, trovata nel corso delle perquisizioni e ritenuta il provento dell'attività illegale.

A fine operazioni i tre cittadini cinesi venivano associati presso le carceri di Genova – Marassi e Genova – Pontedecimo.

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