GENOVA -"Mio nipote non è stato ammazzato per l'eredità ma è morto a causa delle patologie e dei tanti medicinali che assumeva...".
Sergio De Marco, 86 anni, ex portuale della Compagnia Unica, è il nonno di Mauro Risone, il disabile quarantenne morto a luglio dopo un malore: sulla sua morte la procura ha avviato un'indagine ipotizzando un omicidio per avvelenamento.
Fra i moventi: l'eredità in immobili e denaro che la vittima aveva ricevuto dopo l'uccisione della mamma, Clara Ceccarelli, ammazzata a coltellate nel suo negozio di pantofole di via Colombo dall'ex compagno Renato Scapusi, schiavo del gioco e ora in galera con una condanna all'ergastolo.
Una tesi, quella del delitto di Mauro, che però viene esclusa da De Marco, diventato patrigno di Clara, la mamma di Mauro dopo che la donna aveva perso il papà naturale all'età di otto anni.
"Nessuno aveva interesse a uccidere Mauro per l'eredità, la polizia mi ha interrogato e fatto molte foto in casa, ai medicinali e ai prodotti usati per le pulizie, ma io non erediterò niente perché non sono familiare, visto che lui era un nipote acquisito. Posso però garantire che anche i cugini indiretti che potrebbero in qualche modo ereditare i beni di Mauro sono persone perbene che fra l'altro non hanno bisogno di denaro perché stanno tutti bene, ce n'era solo una che poteva essere in difficoltà, ma poi anche lei ha ereditato dei beni importanti e adesso vive negli agi anche lei".
De Marco esclude la pista dell'omicidio anche perché Mauro aveva un bel carattere ed era amato da tutti: "Si è parlato di bullismo da parte di conoscenti, ma è assurdo, gli amici di Mauro del Lagaccio e quelli di San Vincenzo dopo l'uccisione della mamma si sono stretti tutti a mio nipote, gli volevano tutti bene".
L'ex portuale in pensione dall'elegante casa al secondo piano di un palazzo importante di piazzetta Brignole dove viveva con la figliastra assassinata e il nipote sfoglia con dolcezza le foto della sua vita, della sua famiglia acquisita da quando era diventato il compagno della mamma di Clara. Ma parla con lunghi momenti di pausa, come se i suoi ricordi faticassero a tornare a galla: nelle foto piene di sorrisi tanto amore, soprattutto fra Clara e Mauro, in viaggio, sulla neve, in casa. Sempre felici, quando lui era un bambino, poi un adolescente, poi un ragazzo e quindi un uomo.
Ora il nonno di Mauro in quella grande casa è rimasto solo, "anche io per fortuna non ho bisogno di niente perchè ho una buona pensione e una casa al Lagaccio, anche se io vorrei rimanere in questa casa che però è di Mauro, nel parlerò con il suo tutore legale...".
Ammette, poi, De Marco che dopo la morte del nipote, nel luglio scorso, i poliziotti della squadra mobile lo hanno interrogato a lungo e hanno sequestrato i medicinali di Mauro e le sostanze usate per la pulizia della casa che potrebbero averne causato l'avvelenamento: "Mio nipote aveva tanti problemi ma era un giovane autonomo, capace a badare a sè stesso, sono sicuro che non avrebbe mai ingerito sostanze pericolose, e se anche fosse successo me lo avrebbe detto, invece quando ha iniziato a stare male, una settimana prima di finire in ospedale e poi di morire, non riuscivamo a capire cosa poteva avergli provocato quei dolori allo stomaco e il vomito, poi in ospedale abbiamo appreso che aveva il covid, ma non immaginavo che potesse morire. Mauro era mio nipote, gli volevo bene, ora sono rimasto solo".
Forse per questo la camera di Mauro è rimasta sigillata, come era a luglio ed è l'unica con la porta chiusa: "Non ho toccato niente, non ce la faccio, in quella camera entra solo la donna delle pulizie che mi aiuta a tenere in ordine l'abitazione".
IL COMMENTO
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