Cronaca

Dal carcere Scalco, convivente con un'argentina, assicura: "Non sono xenofobo, quella frase? Non ricordo". All'esame i video del cellulare della vittima che avrebbe ripreso l'assassino mentre stava scoccando la freccia. L'avvocato dell'arrestato chiede i domic
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di Michele Varì

GENOVA -Per il giudice delle indagini preliminari prima di essere contestata l'aggravante di razzismo per l'artigiano che ucciso un uomo con un arco deve essere valutata in modo più attento e maggiormente approfondita.

Il Gip Matteo Buffoni nel convalidare l'arresto e l'altra aggravante dell'omicidio per futili motivi ha infatti preso tempo sull'altra grave accusa di xenofobia che potrebbe ulteriormente aggravare la posizione di Evaristo Scalco, 63 anni, l'artigiano varesino finito in galera per omicidio volontario aggravato per avere ucciso dalla finestra di casa nel centro storico di Genova con una freccia scoccata da un arco il peruviano Javier Romero Miranda, 41 anni, colpito all'addome e poi morto dopo alcune ore nel reparto di rianimazione dell'ospedale San Martino per una ferita al fegato.

Per l'aggravante di razzismo potrebbe essere decisivo l'esame dei video della vittima che avrebbe ripreso l'omicida durante la lite che ha preceduto il delitto: per questo il pm ha disposto l'esame della copia forense del cellulare.

Il sessantenne anche con una sola delle due aggravanti rischia l'ergastolo, il carcere a vita.

Il delitto si è consumato nella notte fra l'1 e il 2 novembre in vico Mele, di fronte al civico 8 di piazza De Franchi. Arrestato dai carabinieri del nucleo radiomobile, Scalco, residente a Cittiglio, Varese, dove convive da trent'anni con una argentina, era da mesi a Genova in trasferta per un lavoro a bordo della barca dell'architetto Renzo Piano ormeggiata a Lavagna. Il lavoro dell'uomo è quello di attrezzista artigiano specializzato nel riparare imbarcazioni.

L'avvocato dell'omicida, Fabio Fossati, ha chiesto che il suo assistito, siccome è incensurato e non risulta che in passato sia mai stata una persona violenta, possa beneficiare degli arresti domiciliati.
Pronti a testimoniare a suo favore si sono offerti molti amici e colleghi. "E' solo una uomo che perso la testa, ma non voleva uccidere".

Lunedì il pubblico ministero Arianna Ciavattini conferirà al medico legale Sara Lo Pinto l'incarico di effettuare l'autopsia sul cadavere della vittima: uno dei punti è capire se il maldestro tentativo dell'assassino di estrarre la freccia dall'addome da parte di Scalco può avere aggravato le condizioni di Miranda.

L'arrestato ha spiegato che dopo avere colpito l'uomo con la freccia non è sceso subito a soccorrerlo, come si vede da un video, perché non aveva realizzato di averlo centrato, poi è corso giù con un asciugamano e una pinza per cercare di estrarre la freccia e tamponare la ferita.

Ha assicurato inoltre di non avere mai tentato di scappare: "Chiedo perdono di quanto ho fatto ai familiari della vittima anche se so che mi porterò appresso per sempre il dolore di avere tolto la vita a una persona - ha ripetuto Scalco - Io non volevo colpire i due uomini ma solo sfiorarli per spaventarli, a farmi perdere la testa è stato il petardo che mi avevano lanciato in casa".

Fra le ipotesi anche quelle che l'uomo, che era a dorso nudo, poteva essere ubriaco.

Il peruviano vittima dell'omicidio era un impresario edile da decenni residente a Genova: abitava in via Robino, a Marassi, con moglie e un figlio e appena un giorno prima era diventato padre per la seconda volta.
Proprio per festeggiare il lieto evento aveva trascorso la sera insieme a un connazionale in un locale della Maddalena, poi due si erano incamminati con un bicchiere di vino in mano verso vico Mele.

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