Cronaca

Il pm presenta documento che evidenzia come la maggior parte dei 285 tunnel del nodo di Genova erano a rischio crollo, il motivo dei mille cantieri che stanno bloccando le autostrade liguri
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di Michele Varì

GENOVA - Mentre il nodo autostradale di Genova è ancora drammaticamente paralizzato di notte di giorno da una miriade di cantieri con una micidiale ed involontaria tempestività nel tribunale di Genova, al processo per la strage provocata dal crollo di Ponte Morandi nel 2018, il pubblico ministero Cotugno presenta un atto acquisito durante le indagini in cui, di fatto, si spiega il perchè del caos perenne sulle nostre autostrade.

Una denuncia choc che fa capire il degrado in cui sono state lasciate da Autostrade per l'Italia e da Spea negli anni in cui gestore e ditta deputata ai controlli avrebbero dovuto invece effettuare puntuali monitoraggi al fine di garantire la sicurezza.

Il dossier, già agli atti dell'udienza preliminare, sottolinea come dopo il crollo del ponte e in seguito alla caduta delle volte della galleria Bertè sulla A26, il 30 dicembre del 2019, Aspi e Spea erano state costrette a correre ai ripari e controllare lo stato delle 285 gallerie del nodo che comprende tratte della A10, A12, A26 e A7: ebbene da quei controlli è emerso che su 191 tunnel sono stati trovati difetti che mettevano a rischio l'incolumità degli automobilisti tanto da dover essere chiusi.
La riprova dai voti delle ispezioni, che avevano dato il massimo dei difetti, ossia 70, su ben 6613 punti delle 191 gallerie. Un atto di accusa schiacciante nei confronti di Autostrade per l'Italia e di Spea.

Non solo: Il pm ha presentato anche un film-documento che evidenzia come venivano effettuate le verifiche degli ispettori di Spea dopo il crollo della Bert. Ispezioni che venivano svolte con video ripresi con una goPro a bordo di auto che percorrevano i tunnel a velocità non moderata, nel video fra l'altro si sentono anche le risatine e le battute degli ispettori, evidentemente non eccessivamente concentrati sulle ispezioni e sui tanti difetti dei tunnel.


Dopo il video e gli atti sui controlli delle gallerie presentati dai pm e accettati dai giudici Lepri, Polidori e Baldini, il processo è proseguito con l'audizione del maresciallo della guardia di finanza Stefano Figini che era già avviata nella scorsa udienza.
Stavolta si parla delle intercettazioni telefoniche, molte delle quali che fanno riferimento ai pannelli fonoassorbenti, su cui è stata avviata un'altra indagine da parte della procura. 

(Notizia in aggiornamento)

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