GENOVA -"Se penso a mio figlio rivedo il suo sorriso, e sorrido anche io, ho messo un'armatura, adesso regge, ma so che poi arriverà il vero dolore, che affronterò con la consapevolezza che anche questo fa parte della vita".
Nelle parole ben scandite e mai banali di Enrico Addezio, il papà di Edoardo, il quindicenne morto all'improvviso giocando con gli amici, c'è solo amore, il tanto amore che quel ragazzino era riuscito a seminare e a ricevere in un lasso di tempo così corto eppure quasi infinito.
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Amore per i familiari, per il papà, la mamma eppure la sorella di tredici anni, che adesso è nel cuore e nel pensiero di tutti.
Edoardo ha lasciato tanto affetto fra i meravigliosi compagni del liceo Leonardo da Vinci di Manin che il suo banco continueranno a tenerlo occupato per lui, fra gli amici del tennis, del calcetto e fra i coetanei di "Caste", quella Castelletto che nel giro di poche settimane ha subito due schiaffi, prima l'investimento mortale di Vincenzo Spera da parte di un altro ragazzo della zona, appena diciottenne, che era alla guida della Vespa che ha travolto il promoter, ora la morte improvvisa di Edoardo, che aveva messo alle spalle la disfunzione al cuore per cui da bambino era stato operato al Gaslini.
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"Non voglio dire altro, parlerò solo dopo l'esito dell'autopsia -, spiega con un filo di voce il papà che nella vita fa l'ingegnere ed è abituato a razionalizzare anche quando sembra impossibile riuscire a farlo - ma non raccontate che Enrico era malato perchè non è vero, dopo l'intervento i medici non potevano fargli il certificato per praticare sport agonistico, ma gli avevano dato il via libera per fare una vita come gli altri ragazzi, faceva tutto, giocava a tennis, a calcetto con gli amici, sciava, andava allo stadio a tifare Genoa, aveva una bellissima storia con fidanzatina che ora per noi è come una nuova figlia, Edoardo aveva quindici anni ma era come se avesse vissuto più vite di un adulto. Una vita normale, la sua, bellissima. Se dovete parlare di lui raccontate questo, dite quanto amore ci è piovuto addosso dopo la sua morte, raccontate la bellezza della sua breve ma intensa esistenza".
Enrico Addezio poi tiene a precisare solo che quel gioco con i guantoni non può essere la ragione della morte di Edoardo: "Appunto era solo un gioco a colpirsi, non era non pugilato né tantomeno uno sport estremo, questo è bene sottolinearlo, perché nessuno deve sentirsi in colpa per questa tragedia, Edoardo sarebbe il primo a non volere visi tristi per lui, per questo ora al suo pensiero sorrido anche io, ancora non riesco neppure a immaginare che non ci sia più, è presto per pensare alla morte di una ragazzo che in soli quindici anni aveva vissuto così tanta vita e seminato tanto amore".
Il magistrato titolare dell'indagine avviata dalla procura dei minorenni per fare luce sulla morte di Edoardo ha disposto l'esame autoptico: l'autopsia si volgerà oggi nei locali di Medicina Legale.
IL COMMENTO
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