Cronaca

"La colpa è solo di chi ucciso in modo premeditato". Gianluca Calzona, assistito dall'avvocato Vernazza, su posizioni opposte a quella dei suoceri e genitori dell'assassino: "Gli agenti e il sanitario hanno fatto quanto potevano"
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di Michele Varì

GENOVA -E' frattura fra il genero rimasto vedovo e i genitori di Alice e Alberto Scagni, i fratelli vittima e carnefice dell'omicidio avvenuto il primo maggio dello scorso anno in via Fabrizi a Quinto.


Ai margini dell'udienza preliminare in cui il giudice ha rinviato a giudizio Alberto per l'omicidio premeditato della sorella Alice, l'avvocato Andrea Vernazza, che tutela Gianluca Calzona, marito della vittima, ha sottolineato che la loro linea è molto diversa da quella sostenuta dai genitori dei due fratelli che hanno puntato il dito contro gli operatori del 112 e il sanitario del Servizio di Salute Mentale: "Noi non crediamo che l'omicidio sia stato causato dalle presunte omissioni dei due poliziotti e del medico indagati, ma riteniamo che l'unico responsabile della morte di Alice sia il fratello Alberto Scagni che ha premeditato il delitto in modo assai lucido tanto che a nostro avviso non gli può essere riconosciuta la semi infermità mentale".

Semi infermità che invece sostengono i genitori, "anche questo è un'anomalia inedita - rimarca l'avvocato Vernazza - in tanti anni di lavoro non ho mai visto una parte civile difendere l'imputato".

E' evidente che la posizione dei coniugi Zarri sia molto complessa e comprensibile, perché da genitori non riescono a voltare le spalle al figlio che pure ha ucciso Alice, l'altra loro figlia.

Antonella Zarri e il marito Graziano Scagni accusano invece senza titubanze due poliziotti della centrale operativa della questura e il medico della Asl, accusati di non essere intervenuti in modo tempestivo per fermare il figlio dopo le loro ripetute segnalazioni: per questo gli operatori del 112 e il sanitario in seguito alla denuncia dei genitori sono stati iscritti sul registro degli indagati per l'ipotesi di reato di morte in conseguenza di un altro reato.

Alberto Scagni è stato rinviato a giudizio per l'omicidio commesso con oltre venti coltellate della sorella Alice: il processo in corte d'assise è fissato per il 9 giugno.

In prima battuta il giudice Matteo Buffoni aveva respinto la richiesta della difesa di accedere al rito abbreviato, che prevede lo sconto di un terzo della pena teorica. 

L'istanza era dichiaratamente inammissibile perché la norma introdotta nel 2019 impedisce il rito abbreviato nel caso la potenziale pena arrivi sino all'ergastolo. E viste le varie aggravanti contestate, compresa la premeditazione, Scagni – che era presente in aula – potrebbe teoricamente essere condannato anche all'ergastolo. L'abbreviato è stato richiesto perché se un domani, durante il processo, cadessero le aggravanti che fanno ipotizzare un ergastolo, la richiesta di abbreviato potrebbe essere fatta valere e determinare lo sconto previsto dal rito.

Oltre ad Alberto Scagni, in aula erano presenti il sostituto procuratore Paola Crispo, che ha coordinato le indagini della squadra mobile, i difensori di Scagni, gli avvocati Maurizio e Guido Mascia ed Elisa Brigandì, il legale che assiste il marito di Alice, Andrea Vernazza, e i genitori di Alice e Alberto, Graziano Scagni e Antonella Zarri, con l'avvocato Morelli e il marito di Alice, Gianluca Calzona.

Alberto Scagni è stato sottoposto a perizia psichiatrica da parte di Elvezio Pirfo, perito del giudice per le indagini preliminari, che l'ha definito "semi infermo di mente ma capace di stare in giudizio". Il consulente della procura Giacomo Mongodi invece lo aveva definito pienamente capace.
Contro la semi infermità si è schierato il perito del marito della vittima. E' probabile che la Corte di Assise possa disporre una nuova perizia psichiatrica sull'imputato.

Nei giorni scorsi il gelo fra i coniugi Scagni e il genero, marito di Alice, era trapelato anche dalle parole di Antonella Zarri che aveva rimarcato la difficoltà di riuscire a vedere con continuità il nipotino figlio di Alice. "Possiamo capire Gianluca: per lui noi siamo i genitori della persona che ha ucciso Alice".