GENOVA - Si dichiaravano orgogliosamente nazisti, negavano l'esistenza dell'olocausto sui loro profili social e su un blog incitavano alla discriminazione.
È quello che è emerso dal web monitoring dei profili di estrema destra attivi sui social della polizia di Stato – Digos di Genova che ha poi portato a due perquisizioni nelle case di Emil Pusceddu, genovese di 26 anni che di lavoro fa il corriere e Carlo Gariglio, torinese 59 enne residente in provincia di Asti, piccolo artigiano.
I due soggetti sarebbero autori dei reati di apologia e incitazione alla discriminazione e alla violenza razziale, etnica, religiosa fondata in tutto o in parte sulla negazione o la minimizzazione della Shoah. Persino il crollo del ponte Morandi, il viadotto autostradale collassato il 14 agosto 2018 causando la morte di 43 persone, sarebbe stato colpa degli ebrei. E' uno dei tanti post deliranti che Emil Pusceddu, corriere genovese indagato dalla Digos e dalla procura, pubblicava sui social.
Sul suo profilo, hanno scoperto gli inquirenti guidati dal primo dirigente Riccardo Perisi, Pusceddu ha pubblicato una immagine del ponte crollato con accanto la caricatura di un ebreo con la stella di David che con un detonatore lo fa esplodere. Il corriere postava ossessivamente foto di cimeli nazisti, teorie antisemite e complottiste. Tra queste quella secondo cui l'inchiesta di Mani Pulite aveva come obiettivo quello di sostituire "la classe politica italiana con la mafia sionista".
Il secondo indagato Carlo Gaviglio, piccolo artigiano, è segretario nazionale del Movimento fascismo e libertà ed stato consigliere comunale nel 2014 e nel 2019 di Cellarengo (Asti). Nel 1990 aderì a Fronte Nazionale, adesione che gli costò una condanna a sei mesi.
I due si sono resi responsabili della pubblicazione sui social di documentazione propagandistica di ideologie antisemite fondate sulla negazione della Shoah, utilizzando diversi account facebook con username antisemiti, blog personali e account Vkontakte, il social media più diffuso in Russa. La perquisizione ha dato esito positivo e oltre al sequestro degli account utilizzati dagli indagati, sono stati sequestrati i device in loro uso per la successiva analisi.
L'indagine ha tratto spunto dall'attività di web monitoring dei profili di estrema destra attivi sui social, da cui è emersa l'esistenza di una cerchia di soggetti che davano vita ad una martellante propaganda antisemita basata sull'idea negazionista secondo cui l’olocausto sarebbe stata un’invenzione elaborata dagli ebrei e tesa alla propria vittimizzazione per manipolare l’opinione pubblica.
A supporto di questo veniva pubblicato dagli indagati copioso materiale pseudoscientifico fondato sulle teorie dei più noti negazionisti europei, tra cui Robert Faurisson, deceduto nel 2018, ex accademico condannato più volte per aver contestato l'esistenza di crimini contro l'umanità, in particolare l'esistenza delle camere a gas durante la Seconda guerra mondiale.
Frequenti i riferimenti ai "Protocolli dei savi di Sion", documento molto diffuso negli ambienti antisemiti di tutto il mondo, ma notoriamente frutto di falsificazione da parte della polizia segreta zarista nel 1903 e diffusosi negli anni successivi alla Prima guerra mondiale per alimentare la propaganda antisemita.
Lo stesso Adolf Hitler ha poggiato le proprie politiche antisemite sul contenuto dei protocolli dei Savi di Sion, il cui cospirazionismo si basa sulla convinzione che gli ebrei/sionisti agiscano in tutte le vicende da dietro le quinte, specialmente in quelle tragiche - guerre, crisi economiche, pandemie- traendone profitto economico.
A titolo esemplificativo, uno dei due indagati condivideva sulla propria bacheca un video intitolato “L’Ultimo Avatar”, costruito con la forma del documentario che espone teorie revisioniste dell’olocausto, che, tra l’altro, negano l’esistenza delle camere a gas, ritenute strumenti per la sterilizzazione contro l’epidemia di tifo, dei forni crematori e delle politiche sistematiche di sterminio adottate dal regine nazista.
Ancora, veniva condiviso un video, corredato dal commento “la conoscenza rende liberi”, chiaro riferimento - cinicamente macabro -alla scritta “Arbeit macht frei – il lavoro rende liberi” presente sull’ingresso del campo di concentramento di Auschwitz; costituito da una serie di interviste a sedicenti studiosi dell’olocausto che ne negano l’esistenza utilizzando argomentazioni pseudostoriche.
Uno dei due indagati, Gaviglio, è stato chiamato in diretta dai conduttori di una nota trasmissione radiofonica, e in quel contesto ha confermato apertamente di essere nazista, elogiando, altresì, l'operato politico di Adolf Hitler. Le sue tesi venivano ampiamente esposte in un blog “lavvocatodeldiavolo.biz”, dove egli sosteneva come ormai sia “ampiamente dimostrato” che l'olocausto "sia un'invenzione ebraica", creata da quella che lui definisce “una setta rancorosa di criminali e assassini odiata e cacciata da tutti i popoli della storia a causa del loro vizietto di praticare l'usura, accoppiarsi con bambine di tre anni, (come da Loro Sacre Scritture) e di praticare rituali sacrifici umani e soprattutto di predicare precetti di una falsa religione che assegnerebbe loro il ruolo di popolo eletto da Dio che deve schiavizzare gli altri popoli” che ha “violentato la religione inventandosene una per coprire i loro crimini, violentato la Storia inventandosi olocausti e camere a gas mai esistite e oggi violentando la geografia, pretendendo di partecipare a ogni competizione sportiva come “Europei”.
IL COMMENTO
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