Cronaca

Per oltre 12 mesi, sotto il coordinamento della Procura genovese gli agenti hanno effettuato pedinamenti, attività di monitoraggio tramite telecamere e Gps e intercettato cinque utenze telefoniche
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di Redazione

GENOVA - Hanno evaso diversi milioni di euro di Iva e dazi: per questo sono finiti in manette 10 uomini, ora accusati di associazione a delinquere, falso in atto pubblico, contrabbando ed evasione dell’Iva all’importazione, reati aggravati dalla transnazionalità. 

L'inchiesta dell'Agenzia delle Dogane che ha portato a sequestri e arresti, denominata 'Operazione Loop' è partita indagando sulla bancarotta di Emmedi. Da lì è stata scoperta l'esistenza di una vera e propria organizzazione volta a evadere l'Iva sulle importazioni di beni, in prevalenza abbigliamento e accessori, provenienti dalla Cina "mediante un sistematico utilizzo delle attività economiche svolte dalla società di spedizioni Interimp Snc e dal deposito doganale gestito da Logistika srl".

L'organizzazione usava "le cartiere bulgare Energy Bros e Logistic Eood per realizzare falsi documenti e bollette doganali". In carcere sono finiti Giuseppe Lupis, 72 anni, e il cugino Mauro Lupis, 58 anni, il primo titolare della Interimp che secondo gli investigatori sarebbero i capi e le menti dell'organizzazione. Per i funzionari dell'Adm e gli agenti della polizia stradale, in otto mesi sarebbero stati evasi tre milioni di Iva. Ai domiciliari sono finiti i dipendenti della varie società: Sabrina Scovazzi, Carlotta Lupis, Jelena Cvejic, Bruno Bernardini, Alessio Melica, Stefano Camegli, Francesco Giglio, Giorgia Lupis.

Secondo l'accusa i titolari della società di import export Interimp, facevano risparmiare le imposte facendo risultare che la merce in uscita era diretta in Bulgaria anziché in paesi Ue o in Italia. Per eludere i controlli veniva predisposta una doppia bolla di accompagnamento: una con la destinazione fittizia e l'altra con quella vera.

Per oltre 12 mesi, sotto il coordinamento della Procura genovese, i funzionari dell’ufficio Antifrode della direzione interregionale delle Dogane, in collaborazione con la polizia stradale, hanno effettuato pedinamenti, attività di monitoraggio tramite telecamere e Gps e intercettato cinque utenze telefoniche. Il materiale probatorio raccolto, anche a seguito di attività di perquisizione presso le sedi di due società riconducibili ai partecipanti all’associazione criminale, ha consentito di provare che tale sodalizio operava attraverso tre distinte direttrici fraudolente.

È stata così scoperta dai funzionari dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli un’associazione a delinquere finalizzata all’evasione dell’Iva e al contrabbando mediante l’utilizzo di false dichiarazioni doganali in importazione che operava attraverso lo schermo di società “cartiere” bulgare.

Secondo le ricostruzioni effettuate, infatti, la merce estera che giungeva presso il porto di Genova Pra’ non assolveva l’imposta sul valore aggiunto e aveva come destinatarie due società bulgare rivelatesi delle mere “scatole vuote”.

Le indagini hanno dimostrato che le merci venivano invece immesse in consumo nel territorio dello Stato e in quello di altri Paesi dell’Unione, differenti da quello originariamente dichiarato evadendo così completamente l’Iva. A tale scopo venivano, falsificati i documenti di trasporto consegnati di volta in volta ai trasportatori.

Una seconda tipologia di attività illecita, falso per induzione in atto pubblico, contrabbando aggravato ed evasione dell’Iva all’importazione, consisteva nella sistematica alterazione della documentazione commerciale riferita alla merce in importazione con dichiarazione in dogana di valori imponibili inferiori a quelli reali, al fine di ridurre l’importo dei dazi e dell’Iva da versare all’importazione.

Un terzo ulteriore e differente filone di falso per induzione e contrabbando riguardava una serie di spedizioni di merci risultanti allo stato estero, quindi in sospensione di imposta, che andavano allocate all’interno di un apposito magazzino (magazzino di temporanea custodia) gestito dalla citata società di logistica, dove le merci in realtà non transitavano.

I preventivo.

L’intera indagine è nata da una pregressa attività investigativa condotta dai funzionari doganali che aveva consentito di portare alla luce l’esistenza di un’associazione per delinquere – anch’essa radicata nel capoluogo ligure, costituita al fine della fraudolenta acquisizione di finanziamenti bancari con garanzia dello Stato, che aveva condotto al sequestro preventivo di conti correnti e altri rapporti finanziari per oltre 2,3 milioni di euro.

 

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