GENOVA -Giornata importante quella di oggi alle 9 davanti alla corte di assise di Genova per il delitto commesso da Alberto Scagni, il quarantaduenne che il primo maggio del 2022 uccise la sorella Alice con 24 coltellate, dopo la richiesta del pm Paola Crispo del carcere a vita per l'imputato, con la contestazioni di omicidio volontario pluriaggravato e porto abusivo di coltello, con le aggravanti della premeditazione, della crudeltà e del mezzo insidioso, oggi parla l'avvocato difensore Mirko Bettoli dell'imputato.
Il pm Crispo nella sua requisitoria aveva detto che "Scagni ha agito con piena coscienza e lucida intenzione di provocare la morte della vittima".
Nell'ultima udienza Alberto Scagni, alla fine dell'udienza, aveva chiesto al presidente Massimo Cusatti se avesse ricevuto le tre pagine di memoria difensiva, così l'ha definita, che aveva inviato dal carcere. E Cusatti ha detto di sì. Nelle lettere però ci sono solo farneticazioni senza senso riferite a una pagina di fb.
Alberto Scagni, per la prima volta, aveva parlato nel processo, rispondendo all’avvocato Andrea Vernazza, che assiste Gianluca Calzona, il marito di Alice e che nella sua discussione sosteneva che l'epilessia dell'imputato fosse stata curata, con cannabis e vino bianco prodotto dal padre. Scagni aveva detto asettico: "Faccio presente che l'uso della cannabis è utilizzato nella terapia per l'epilessia e che mio padre produce vino rosso".
L'avvocato di parte civile Andrea Vernazza, che assiste il marito e il figlioletto di Alice Scagni, durante la sua discussione aveva fatto riferimento al fatto che i genitori Scagni, a suo dire, si sarebbero costituiti parti civili per chiedere l'assoluzione del figlio.
Un'anomalia, l'ha definita Vernazza. I genitori in aula avevano protestato: "Non vogliamo sentire bugie - aveva detto Graziano Scagni, il padre -. Non vogliamo l'assoluzione, noi vogliamo una pena che però sia giusta. Basta bugie".
Il presidente della Corte lo aveva invitato a sedersi e non urlare, ma dopo alcuni tentativi aveva disposto il suo accompagnamento fuori dall'aula. I genitori, nel corso del processo, avevano ritirato la loro costituzione di parte civile.
Il papà e la mamma di Alberto ritengono che il figlio fosse ritenuto incapace di intendere e di volere e oltre alla condanna per l'uccisione della sorella fosse per questo curato in modo adeguato.
L'avvocato del marito della vittima Andrea Vernazza nell'ultima udienza aveva depositato anche una memoria scritta in cui chiedeva una provvisionale di “ben oltre il milione di euro“ come risarcimento per il marito e il figlioletto della vittima.
La sentenza per il delitto è attesa per domani.
IL COMMENTO
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