CHIAVARI - Continua il lavoro dei carabinieri della Compagnia di Chiavari del controllo del territorio finalizzato al contrasto della compravendita di sostanze stupefacenti sia nell'ambito cittadino che in Val Fontanabuona.
Nel corso dell'attività di monitoraggio, effettuato con pattuglie delle Stazioni e del Nucleo Operativo, veniva notato un uomo che, fuori da un’abitazione, aveva un atteggiamento guardingo ed agitato mentre evidentemente attendeva l'arrivo di qualcuno. Insospettiti, i militari lo hanno fermato per un controllo e, considerato il comportamento dell’uomo, hanno deciso di procedere ad effettuare una perquisizione personale e domiciliare nei suoi confronti.
L'attività permetteva di accertare che l’uomo era dedito a coltivare piante di marijuana in sia all’interno di una stanza della propria abitazione, allestita professionalmente con pannelli di coibentazione, lampade ed aspiratori, sia in un terreno adiacente alla casa stessa.
L'uomo si era così organizzato per le fasi di estrazione, essiccazione e detenzione delle infiorescenze.
La perquisizione permetteva di rinvenire diverse piante di marijuana alte circa 1,60 cm, alcuni fusti già essiccati alti circa 1,40 cm all’ interno della stanza “da lavoro” e, suddivisi in oltre 10 barattoli, oltre 1 kg di marijuana essiccata, pronta per essere frazionata in dosi ed essere venduta al dettaglio. È risultato quindi evidente, anche dal rinvenimento, all’ interno della abitazione, di diverse centinaia di sacchetti di cellophane a chiusura ermetica e alcuni bilancini di precisione che l’uomo fosse dedito alle fasi di produzione, confezionamento e vendita di sostanze stupefacenti.
Nel medesimo contesto veniva deferita in stato di libertà la convivente dell’uomo, presente in casa all’ arrivo dei carabinieri, per avere concorso nell’attività di coltivazione e detenzione di marijuana. Tutto lo stupefacente e il restante materiale venivano opportunamente sequestrati, compresa la stanza ove la sostanza veniva prodotta e lavorata. L’arrestato, espletate le formalità di rito, veniva tradotto presso la casa circondariale "Marassi" di Genova.
IL COMMENTO
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