Cronaca

1 minuto e 7 secondi di lettura
di Dario Vassallo

La pillola di oggi dell'Archivio storico di Primocanale è ovviamente dedicata all'omicidio di Nada Cella, ritornato prepotentemente proprio in queste ore sotto la luce dei riflettori. Il 6 maggio 1996 Nada Cella venne trovata agonizzante ma ancora viva dal suo datore di lavoro, Marco Soracco, nello studio nel quale lavorava come segretaria da cinque anni in via Marsala a Chiavari. Sarebbe morta all’ospedale S. Martino di Genova, due mesi dopo avrebbe compiuto 25 anni.

Un delitto apparentemente inspiegabile: nessun segno di effrazione alla porta d’ingresso e nessuna traccia di colluttazione. In sede autoptica furono riscontrate lesioni da calci e/o pugni, da corpo contundente e da violentissimo urto – quasi certamente fatale – probabilmente contro il pavimento. Secondo gli inquirenti la ragazza avrebbe perso i sensi quasi subito mentre l’aggressore continuò a lungo ad infierire su di lei. Quello di Nada Cella è stato uno dei ‘cold case’ più inquietanti della cronaca nera italiana degli ultimi decenni fino a quando non si riaprì un paio di anni fa con l’iscrizione nel registro degli indagati di Annalucia Cecere, un’ex-insegnante che conosceva Soracco entrata nell'inchiesta nei giorni successivi al delitto per poi uscirne in tempi brevissimi. Adesso la richiesta di rinvio a giudizio oltre che per la Cecere, Marco Soracco e per la sua anziana madre, Marisa Bacchioni.