GENOVA - "Ho detto basta la sera in cui lui, ubriaco, mi ha dato una testata e mentre perdevo sangue mi ha puntato un coltello al fianco... le donne devono vivere non morire per un uomo sbagliato".
A Miché il dramma di Maria, nome inventato di una genovese vittima di violenze e stalking, che accetta di parlare solo coprendosi il viso, "vorrei che la mia odissea servisse ad altre donne, a ragazze, tutte devono riconoscere i campanelli d'allarme che fanno capire quando una storia di amore si trasforma in una storia di possesso e di violenze".
Incontriamo Maria su una panchina rossa simbolo della lotta alle violenze di genere nei "Giardini di Plastica", fra gli anonimi palazzoni della city di Genova.
La donna svela come riconoscere gli uomini sbagliati: "I sintomi sono prima di tutto la gelosia, che affiora in modo graduale, prima inizia con alcune domande per controllarti, "dove vai?, cosa fai?", poi gradualmente diventa una prigione in cui lui vuole gestire ogni attimo della tua vita, io ho impiegato anni per dire basta, perché gli uomini sono bravi a farsi perdonare, e poi io ero innamorata, l'ho perdonata mille volte, troppe".
Una spirale in cui Maria è riuscita ad uscire grazie alla polizia e al suo avvocato, che gli sono stati sempre vicini, i centri anti violenza invece "non funzionano - dice dura Maria che a un certo non riesce a trattenere le lacrime -, mi hanno lasciata sola solo perché io pretendevo di portarmi appresso il mio cagnolino, un cane che io non ho voluto abbandonare perché per quattro anni è stato l'unico che mi è rimasto vicino, non potevano chiedermi di affidarlo ad altre persone".
Maria spiega che l'uomo che ha reso un incubo la sua vita ha rivelato la sua vera identità quando per lei ormai era tardi.
La sua storia di donna di vittima di violenze, di mamma di due figli nati da un precedente rapporto, è uguale a quella di tante altre vittime di violenze da parte del compagno. Lei è riuscito a fuggire a mettersi al sicuro. Ma è stata dura molto dura perché si è ritrovata da sola e abbandonata da tutti.
"Mi hanno voltato le spalle tutti perché la cattiva ero io e non lui, quando lui mi chiamava puttana per strada tutti ridevano, in strada nessuno mai fatto niente neppure quando mi ha picchiato davanti a cinquanta persone, ma nessuno ha visto niente e nessuno ha poi accettato di testimoniare contro di lui".
Questo è accaduto in un quartiere popolare di Genova dove vive Maria che ha subito violenze e calunnie anche sui social, "aveva postato la mia foto sul suo profilo di Fb scrivendo che ero una puttana, mi ha reso la vita impossibile dicendomi che ero grassa, che ero un mostro, ha cercato di annientarmi anche dal punto di vista psicologico, e alla fine ha scontato solo quindici giorni di galera, poi lui è stato messo alla prova, è tornato libero, io invece vivo ancora nella paura, perché nessuno può garantire che un giorno non possa tornare per uccidermi...".
Maria ammette di avere impiegato troppo tempo per dire basta a quell'uomo sbagliato, sei lunghissimi anni di vessazioni: "Ma gli uomini sono bravi a farsi perdonare, ed io ero innamorata di lui, così sono arrivata proprio alla fine del rasoio".
Alla domanda su cosa pensa quando alla tv si parla di femminicidi, la donna ammette, "capisco che io potevo essere una di loro, anzi posso ancora essere una di loro perché non ne sono fuori. Io ho cambiato casa, ma se vuole può venire a sapere dove abito e non è giusto che la vittima cambi casa, dovrebbe essere lui a cambiare casa, il giudice lo ha messo alla prova, messa alla prova sino a quando mi ammazza, stiamo giocando sulla vita di una persona no? No, no non funziona niente".
Maria poi ribadisce come riconoscere i sintomi di un rapporto malato. "Il primi campanelli sono anche solo una spinta o uno schiaffo, se ti fanno male, se l'uomo o il fidanzatino è violento, vai via subito, vai dalla mamma, vai da qualcuno che ti vuole veramente bene, non da qualcuno che può spettegolare su di te e prendersi in giro di te. E non nascondere mai quello che ti fa, non nascondere mai le tue paure come ho fatto io per tanto, troppo, tempo".
Maria ammette di avere impiegato troppo tempo per dire basta a quell'uomo sbagliato, sei lunghissimi anni di vessazioni: "Ma gli uomini sono bravi a farsi perdonare, ed io ero innamorata di lui, così sono arrivata proprio alla fine del rasoio".
Alla domanda su cosa pensa quando alla tv si parla di femminicidi, la donna ammette, "capisco che io potevo essere una di loro, anzi posso ancora essere una di loro perché non ne sono fuori. Io ho cambiato casa, ma se vuole può venire a sapere dove abito e non è giusto che la vittima cambi casa, dovrebbe essere lui a cambiare casa, il giudice lo ha messo alla prova, messa alla prova sino a quando mi ammazza, stiamo giocando sulla vita di una persona no? No, no non funziona niente".
Maria poi ribadisce come riconoscere i sintomi di un rapporto malato. "Il primi campanelli sono anche solo una spinta o uno schiaffo, se ti fanno male, se l'uomo o il fidanzatino è violento, vai via subito, vai dalla mamma, vai da qualcuno che ti vuole veramente bene, non da qualcuno che può spettegolare su di te e prendersi in giro di te. E non nascondere mai quello che ti fa, non nascondere mai le tue paure come ho fatto io per tanto, troppo, tempo".
Su Primocanale anteprima di Michè lunedì 12 febbraio alle 12.30, poi repliche alle 18.45 e alle 22.30
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IL COMMENTO
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