Cronaca

Il presidente ha sempre agito con correttezza - dice il suo avvocato - ma vuole adeguarsi all'interpretazione dell'accusa
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GENOVA - Stamattina, come previsto dai termini di legge, l'avvocato difensore di Giovanni Toti, Stefano Savi, ha presentato un ricorso al Tribunale del Riesame: si tratta di una “contestazione formale” dell'ordinanza emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari (GIP), che sveva rigettato la richiesta di revoca delle misure cautelari nei confronti di Toti.

Il ricorso si basa su diversi elementi emersi nel corso delle indagini. In particolare, la difesa sottolinea l'importanza dei nuovi testimoni ascoltati dai Pubblici Ministeri e la vasta mole di materiale probatorio raccolto. Inoltre, si fa riferimento all'interrogatorio dello stesso Toti, che ha dimostrato consapevolezza delle accuse a suo carico, e alla trasparenza dell'inchiesta.

Un altro fattore determinante, secondo la difesa, è l'assenza di imminenti tornate elettorali, dato che le prossime elezioni regionali vedranno Toti impossibilitato a partecipare. Questo elemento, combinato con i progressi dell'indagine, porta la difesa a ritenere che le esigenze degli arresti domiciliari non siano più giustificate.

L'avvocato Savi sottolinea anche la necessità di bilanciare le esigenze processuali con quelle del mandato popolare. La legislazione vigente e la Costituzione italiana considerano il mandato popolare meritevole di tutela, e questo principio dovrebbe influire sulla decisione riguardante le misure cautelari.

In subordine alla richiesta di totale revoca della misura degli arresti domiciliari, la difesa propone la trasformazione della misura in una meno afflittiva, che sia compatibile con le valutazioni politiche necessarie al momento. Questo, secondo l'avvocato Savi, consentirebbe a Toti di adempiere alle sue responsabilità politiche senza compromettere le esigenze del processo.

Intanto Toti, nel ricorso depositato dal suo legale, si dice intenzionato a “rinunciare alla raccolta di finanziamenti privati per il futuro”. Savi, infatti, scrive: “Toti si è reso conto della prospettazione accusatoria e, pur ritenendo di avere sempre agito nell'interesse pubblico, si è reso conto della necessità di adeguare futuri comportamenti alla stessa. La sua volontà di non violare divieti e di non tenere comportamenti anche solo astrattamente 'penali' lo farà astenere dal proseguire con modalità che, la diversa lettura data dall'accusa, considera illecite o comunque non dovute".