GENOVA - Sarà comunicata entro le 12 di oggi, giovedì 11 luglio, la decisione del tribunale del Riesame di Genova sull'istanza della revoca delle restrizioni per il presidente (sospeso) della Regione Liguria Giovanni Toti presentata dal suo avvocato Stefano Savi: il governatore, agli arresti domiciliari dal 7 maggio per la grande inchiesta sulla presunta corruzione che ha terremotato la Liguria, potrebbe tornare libero e ricominciare a fare il presidente, oppure, in subordine, come ha chiesto nell'istanza Savi avere l'obbligo di rimanere nel comune di Ameglia dove abita ed è ai domiciliari, o ancora il divieto di soggiornare a Genova. Queste due possibilità subordinate in base alla legge Severino impedirebbero a Toti di tornare a ricoprire il ruolo di presidente.
Impossibile ipotizzare quale sarà il responso del Riesame presieduto da un giudice molto indipendente e risoluto come Massimo Cusatti. In caso di diniego a Toti, che ha annunciato che non si dimetterà ma che dopo questa indagine ha deciso di non presentarsi per un eventuale terzo mandato, non rimarrà che fare ricorso alla Corte di Cassazione con conseguente slittamento della possibile revoca dei domiciliari sino a settembre.
Nel suo ricorso Toti ha ribadito di non avere "commesso reati" e di avere "agito sempre nell'interesse della Regione" aggiungendo però che, per il futuro, "non chiederà più finanziamenti ai privati nelle modalità" usate prima dell'inchiesta.
Toti ha chiarito anche che il rischio di reiterazione dei reati non c'è perché dopo le elezioni europee, in cui il suo partito non si è presentato, non sono previste consultazioni a breve termine, ma anche che non ci sarebbe un rischio di inquinamento delle prove.
Di parere opposto era stata la gip Faggioni che aveva risposto la prima istanza di revoca dei domiciliari. Secondo la giudice il rischio di inquinamento probatorio permane "in modo attuale e concreto" visto che le indagini sono ancora in corso e che "Toti ha tenuto un atteggiamento elusivo".
Lunedì 1 luglio il Riesame aveva rigettato la richiesta di scarcerazione per Paolo Emilio Signorini (unico in carcere) perché le soluzioni individuate per i domiciliari - un'abitazione a Genova messa a disposizione da una parente oppure ad Aosta dal fratello - non sono apparse ai giudici sufficientemente tranquillizzanti circa il rischio di inquinamento probatorio.
Trapela intanto che l'ottantenne terminalista del porto Aldo Spinelli, anche lui ai domiciliari dal 7 maggio per la stessa inchiesta, per i pm "il grande corruttore di Toti e di Signorini", in segno di polemica nei confronti dei giudici ha deciso di non vedere più nessuno dopo l'ennesimo no del giudice a incontrare il figlio Roberto (anche lui indagato) e le 'restrizioni' per vedere gli storici amici.
L'avvocato di Spinelli Sandro Vaccaro aveva chiesto di incontrare il figlio davanti a un militare della guardia di finanza. Ma il giudice ha negato l'incontro, ha anche stabilito che i tre amici che erano stati autorizzati a incontrarlo non possano più andare tutti insieme e che le visite debbano avere un tempo determinato.
IL COMMENTO
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