Cronaca

La donna, che fa la cuoca, alle due ragazze non ha avuto bisogno di dire del licenziamento: "Hanno capito vedendomi piangere"
1 minuto e 25 secondi di lettura

GENOVA - "Sono rimasto senza lavoro all'improvviso, ho ricevuto solo una raccomandata con cui mi offrivano un posto in Sardegna, ma io con un contratto part time e due figli minori non posso accettare il trasferimento, mi sento destabilizzata e presa in giro, dopo venticinque anni e avere dato tantissimo a questo locale siamo stati abbandonati a noi stessi".

A parlare è Elena Bocchieri, cuoca del Moody, il bar ristorante di Piccapietra chiuso dall'11 settembre scorso dopo un incendio nei fondi: "Sono arrivata qui nel '95 come aiuto cuoca - racconta Elena -, poi dal Covid abbiamo fatto un po' tutto, ma  da quando sono arrivati loro, i nuovi gestori, il locale è stato massacrato, prima lavoravamo molto di più. Cosa è cambiato? Noi siamo diventati solo dei numeri e infatti ci hanno lasciato a casa senza ammortizzatori sociali negati dall'azienda".

Elena sottolinea che il locale è stato trascurato non facendo le dovute manutenzioni e spiega quanto è stato dura dire alle due figlie di avere perso il posto di lavoro: "Ma sono loro che mi danno coraggio e mi dicono di non mollare, come gli ho comunicato che il locale chiudeva? Non è facile, ma loro me lo hanno letto negli occhi perché le lacrime scendevano, certo dopo 25 anni ritrovarsi senza posto di lavoro è dura, e ti viene tanta rabbia perché noi abbiamo dato tanto e ora ci sentiamo abbandonati e presi in giro. Ora penso alle rinunce che io e le mie figlie dovremo fare senza uno stipendio, la speranza è che si faccia avanti qualcuno per rilevare il locale, ma tutto è più complicato perché l'offerta del trasferimento di fatto è un licenziamento che impedisce anche di ottenere gli ammortizzatori sociali e di essere assunti da un nuovo possibile proprietario".

ARTICOLI CORRELATI

Martedì 22 Ottobre 2024

Rabbia disoccupati del Moody contro i politici: "Noi senza futuro"

Le storie di tre dei ventisei lavoratori che dopo il presidio della Filcams Cgil a Piccapietra hanno invaso palazzo Ducale per raccontare il loro dramma ai candidati alle regionali impegnati un confronto pubblico