Cronaca

18 mesi di isolamento per Tito e Bob
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GENOVA - Ergastolo per Tito e Bob. É la richiesta del pubblico ministero Daniela Pischetola al termine della requisitoria di questa mattina davanti ai giudici della corte di assise per il delitto del giovane barbiere egiziano ucciso nel luglio 2023 in un'abitazione di Sestri Ponente e poi gettato in mare con la testa e le mani tagliate.

Per il magistrato i due imputati hanno raccontato una “verità parziale e discordante”. Il pm ha anche chiesto per i due l'isolamento diurno per 18 mesi.

Fra Tito e Bob per Pischetola c'era una comunanza di intenti e di avversione verso Mahmoud e una compartecipazione totale in tutte le fasi precedenti e successive al delitto.

Dopo la richiesta del magistrato dell'ergastolo per entrambi, Bob - seduto nei posti degli imputasti a fianco di un interprete e di Tito - ha alzato la mano per intervenire. Il presidente della corte di assiste Cusatti  ha detto che in quel momento c'era una pausa e non poteva farlo parlare. Alla ripresa  dell'udienza Bob ha parlato dicendosi innocente, ricordando che anche nell'intercettazione registrata dopo l'arresto lui accusava Tito di avere distrutto la vita dalla, la vittima, e anche la sua.

Poi Bob ha parlato di  Ali, il fratello proprietario della barberia, facendo intendere che poteva essere coinvolto nel delitto. Ma  il giudice l'ha bloccato dicendo che era in momento e che non poteva assumere il ruolo di difensore di sé stesso.

Nella sua requisitoria durata due ore la pm ha ricostruito l'indagine dei carabinieri che ha permesso di indagare i due imputati.

Gli investigatori avevano scoperto che la mattina del 23 luglio, poche ore prima di essere ucciso, Mahmoud aveva ricevuto diverse telefonate da Aly e Bob. In una di queste, il titolare aveva detto alla vittima di andare a Sestri, dove gli avrebbero dato i soldi che gli spettavano come liquidazione visto che voleva andare a lavorare per un barbiere concorrente. Nell'appartamento dormitorio, secondo l'accusa, i due lo avrebbero invece ucciso con un coltello e poi fatto a pezzi con una mannaia comprati poche ore prima in un negozio. Avrebbero poi messo il corpo in un trolley e lo avrebbero portato a Chiavari dove avrebbero buttato in mare la testa e le mani per non farlo riconoscere

 

LA RICOSTRUZIONE

Nelle scorse udienze erano state ricostruite le indagini dei carabinieri e quanto riferito dai testimoni e dai due imputati.

Bob ha detto di non avere ucciso Mahmoud e di essersi limitato ad aiutare Tito a disfarsi del cadavere, quest'ultimo è stato più confuso dicendo che Bob ha colpito per primo la vittima e tirando in ballo in qualche modo anche Aly, il proprietario del negozio fratello di Bob, come possibile mandante dell'omicidio.
 
Per il pm titolare delle indagini Daniela Pischetola sono entrambi colpevoli dell'omicidio premeditato e aggravato dai futili e abietti motivi del giovane connazionale e di avere mutiliato e soppresso in mare il suo cadavere.

Oggi, 24 ottobre, in sede di corte di Assise è stato il giorno della requisitoria del pm che ha coordinato le indagini dei carabinieri sull'omicidio del barbiere egiziano ucciso a coltellate il 23 luglio dell'anno passato e poi gettato nel mare del Tigullio dopo essere stato mutilato e decapitato sulla spiaggia di Chiavari. La testa della vittima non è mai stata restituita dal mare. Il Pm per questo ha chiesto la pena massima: l'ergastolo.

Gli avvocati dei due imputati Salvatore Calandra e Elena Traverso, che difendono Bob, e Fabio Di Salvo e Massimiliano Germini, che assistono Tito, nelle prossime udienze tenteranno di alleggerire la loro posizione facendo depennare le aggravanti, prima delle quali la premeditazione, che a loro dire si configura se c'è un piano per uccidere, come invece non trapelerebbe dalle indagini.

Quella di cui sono accusati Abdelwahab Ahmed Gamal Kamel, detto Bob, e  Mohamed Alì Abdelghani Alì, detto Tito a detta del pm Pischetola è invece mattanza premeditata perché - come hanno ricostruito le indagini dei carabinieri - effettuata con un coltello e una mannaia acquistati un'ora prima e iniziata nella casa di via Vado, a Sestri Ponente, dove vittime e carnefici vivevano a pochi metri di distanza dalla barberia di via Merano dove Mahmoud lavorava sotto la gestione dei due imputati che lo avrebbero ammazzato perché lui - molto quotato e richiesto dalla clientela - aveva preannunciato di andare a lavorare in una barberia di Pegli per strappare i clienti al negozio di Sestri e vendicarsi così del risicato stipendio che gli veniva corrisposto a fronte di tante ore di lavoro.

In aula davanti ai giudici popolari e al presidente delle Corte di Assise Massimo Cusatti nelle scorse udienze è stata ascoltata anche un'intercettazione del 30 luglio del 2023 quando Tito e Bob erano appena stati fermati dai carabinieri e in sala d'attesa al comando provinciale Bob sembra dire a Tito di aver provato a farlo ragionare prima di uccidere Mahmoud: "Avevi mezz’ora davanti, io ti dicevo di no e ora ci hai rovinato", dice Bob a Tito.

Le stesse parole che Bob ha riferito in aula. L'avvocato di quest'ultimo ha sottolineato che in nessuna delle intercettazioni, e degli interrogatori, Tito accuserebbe Bob di aver ucciso Mahmoud. Questo per Calandra e Traverso sarebbe una prova a suffragio dell'innocenza del proprio assistito sul delitto. Bob davanti alla corte ha detto di essere innocente. "Io non c'entro niente in questa storia, i rapporti tra me e Mahmoud erano buoni"

Il proprietario egiziano del negozio, Aly, fratello di Bob, non è mai stato interrogato e non è indagato perché al momento del delitto era in Egitto, da dove, nonostante l'invito di carabinieri e del pm, non è mai rientrato. Lui dovrebbe spiegare perchè dopo l'omicidio avrebbe chiesto ai due imputati di cancellare alcuni messaggi audio.

Tito ha accusato Alì di essere il mandante dell'omicidio: "Bob ha colpito con un pugno all'occhio Mahmoud che si è riparato con le mani ed è andato verso la cucina, allora io sono intervenuto. In cucina c'erano due coltelli e Mahmoud ne ha preso uno, quello portato in casa da Bob. Siamo caduti e cadendo il coltello si è infilato. Poi Bob ha sfilato il coltello e ha iniziato a colpirlo".

Aly era andato in Egitto il 26 giugno, dopo che il 19 la guardia di finanza aveva compiuto un'ispezione nel suo salone perché la vittima aveva denunciato irregolarità nella gestione dei lavoratori.

Dalla perizia sui cellulari è emerso che tutti i messaggi, immediatamente prima e dopo il delitto, erano stati eliminati. Gli inquirenti avevano già scoperto che la mattina del 23 luglio, poche ore prima di essere ucciso, Mahmoud aveva ricevuto diverse telefonate da Aly e Bob. In una di queste il titolare aveva detto alla vittima di andare a Sestri, dove gli avrebbero dato i soldi che gli spettavano come liquidazione.

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