Le carceri italiane sono da tempo al centro di quelle che sono denunce da parte di sindacati e associazioni per problemi ormai cronici come il sovraffollamento, la sicurezza, la carenza di personale e tagli ai fondi che pesano su situazioni spesso definite critiche. I sei istituti penitenziari della Liguria non sono esenti dalle problematiche e anzi, in alcuni casi i dati fotografano situazioni ancora più gravi che nel resto di Italia. L'inchiesta di Primocanale andrà a ricostruire quelli che sono i problemi delle carceri liguri attraverso testimonianze, documenti e numeri.
Nell'Ottocento il convento diventa carcere e lo rimane fino al 2016
In Liguria si fanno ancora i conti (oltre che progetti) con la fine del carcere di Savona, che ha chiuso le sue porte in via definitiva a gennaio del 2016. Un ex convento in pieno centro città sulla collina del Monticello, dove nella seconda metà del trecento vennero eretti la struttura, vicino alla Chiesa di Sant'Agostino. Vetusto, fatiscente e sovraffollato, la decisione di chiudere i cancelli è arrivata ancor prima di avere un nuovo penitenziario, rendendo Savona l'unica provincia in Italia con un Tribunale ma senza carcere. Il complesso, articolato su tre livelli, subisce nei secoli trasformazioni e modifiche. A inizio dell'ottocento, a seguito della soppressione degli ordini monastici operata dalle leggi napoleoniche, il convento diventa sede di carcere giudiziario, funzione che ha ricoperto per più di due secoli. In epoca fascista, nell’ambito del piano di risanamento della città, la Chiesa è stata demolita per far posto a un grattacielo di stile razionalista, che tutt'oggi sovrasta i due chiostri originari del complesso trecentesco. Il carcere ha ospitato storiche personalità di antifascisti, quali Ferruccio Parri e Carlo Rosselli ed è legato alla figura di Sandro Pertini, imprigionato qui nel 1925 e nel 1941, quando vi poté rivedere per l'ultima volta l'anziana madre.
Fatiscente, sovraffollato e anti-economico: ecco perché il Sant'Agostino è stato chiuso
Il carcere, che aveva una capacità massimo di 49 persone, era considerato vetusto e fatiscente, abbandonato da tempo a livello strutturale e di conseguenze significative. Non sarebbe bastata una qualsiasi ristrutturazione e l'eventuale costo sarebbe stato altissimo. Nonostante negli anni siano stati spesi ingenti fondi per la manutenzione, le strutture non erano più idonee a garantire condizioni di detenzione dignitose. Anche solo la disposizione delle celle - almeno sei al piano seminterrato non avevano neanche le finestre mentre le altre al piano terra, con sì la finestra, erano comunque umide e con problemi di areazione - non sarebbe potuta essere decretata "dignitosa" o "umana" per i detenuti. La casa circondariale di Savona è stata ufficialmente cancellata dal Ministro della Giustizia, lo spezzino Andrea Orlando, che ha firmato il decreto di soppressione con cui il comune capoluogo. Nel testo del decreto venivano specificate motivazioni quali "l'anti-economicità, in termini di costi-benefici, del mantenimento dell'attuale casa circondariale", una delle principali ragioni della soppressione, oltre alla "modesta capacità ricettiva della stessa" e soprattutto "la grave inadeguatezza dell’immobile sotto il profilo strutturale e della sicurezza".
Savona rimane tutt'ora senza carcere. Le conseguenze dopo la chiusura
Una delle prime conseguenze è stato un aumento del sovraffollamento nelle carceri liguri, già sopra la media nazionale in quasi tutte le strutture. I detenuti nella struttura alle spalle di via Paleocapa sono stati trasferiti in altre strutture già sovraccariche, come quelle di Genova e Sanremo. Attualmente, la Liguria presenta un tasso di sovraffollamento del 129,58%. Nel 2016 la situazione non era molto diversa. Caos anche nel mondo della polizia penitenziaria, con molti agenti trasferiti in altre sedi e alcuni collocati in quiescenza. Per non parlare del lavoro continuo di trasporto dei detenuti che dal tribunale savonese devo essere poi trasferiti nei penitenziari di Genova o Sanremo. La chiusura ha poi sollevato preoccupazioni riguardo alla sicurezza nella provincia di Savona. Politici locali hanno più volte denunciato che l'assenza di un carcere potrebbe aumentare i rischi per la comunità.
I progetti per una nuova struttura: le due scuole di pensiero
Esistono due scuole di pensiero per quello che dovrebbe poi essere il nuovo carcere della provincia di Savona. C'è chi vorrebbe creare una struttura in pieno centro, come avviene in tutta la Liguria (tranne che a Sanremo), eliminando così il problema dell'isolamento e del trasporto dei detenuti dal Tribunale. C'è anche chi pensa che il nuovo carcere debba sorgere lontano dalla città, nel Comune di Cario Montenotte ma ai confini della zona abitata. Un beneficio perché si potrebbe avere una struttura importante, con una capacità massima di 200 persone dove si potrebbe anche instaurare un rapporto di crescita e soprattutto lavoro dei detenuti, che però non cancella un grosso rischio, quello dell'isolamento.
IL COMMENTO
Come si controllano le acque superficiali in Liguria
Che tristezza la politica che non vuole la sanità