Cronaca

La procura generale aveva chiesto la condanna per omicidio volontario, con dolo eventuale, maltrattamenti, circonvenzione di incapace e violenza sessuale
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di s.i.

La Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza di condanna a un anno e 4 mesi per il medico bresciano Paolo Oneda per la morte di Roberta Repetto, l'insegnante morta per un tumore dopo l'asportazione di un neo sul tavolo della cucina del centro olistico Anidra, nell'entroterra di Genova. La condanna era stata ridotta in appello e adesso la corte dovrà dunque rifare un processo di secondo grado. A fare ricorso erano stati i legali del medico, gli avvocati Alberto Sirani e Giovanni Motta.

Assoluzione per il santone 

La sentenza era già stata ribaltata in appello per Paolo Bendinelli, responsabile e guru del centro, che era stato assolto come la psicologa Paola Dora. 

I fatti

Roberta Repetto fu sottoposta, senza anestesia, all'asportazione di un neo sul tavolo della cucina del centro. La donna, che aveva un melanoma, fu curata per due anni con tisane zuccherate e meditazione e morì a ottobre del 2020 all'ospedale San Martino di Genova dove era arrivata ormai in condizioni disperate.

La procura generale aveva chiesto la condanna per omicidio volontario, con dolo eventuale, maltrattamenti, circonvenzione di incapace e violenza sessuale. In primo grado gli imputati erano stati condannati per omicidio colposo al termine del rito abbreviato e erano stati assolti dall'accusa di violenza sessuale e circonvenzione di incapace.

Secondo l'accusa Roberta è stata "vittima di manipolazione, di disinteresse, di abbandono e di indifferenza come Marco Vannini", il ragazzo morto nel 2015 colpito da un proiettile mentre era a casa della sua fidanzata. Oneda e Bendinelli erano stati condannati in primo grado per omicidio colposo a tre anni e quattro mesi ciascuno. 

Il dolore dei familiari

"È buona norma accettare e rispettare le sentenze ma credo sia umanamente doloroso per me, in questo momento, poterlo fare", aveva commentato così Rita Repetto, sorella di Roberta, dopo la sentenza di assoluzione. "Oggi sono veramente senza parole - aggiunge -, amareggiata e triste perché mia sorella non ha ottenuto la giustizia che si merita. È allucinante".

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