Auschwitz, novembre 1944. “Verranno degli uomini, raduneranno tutti voi bambini e vi diranno: chi vuole vedere la mamma e tornare con lei, faccia un passo avanti. Voi dovete rimanere ferme al vostro posto, non rispondere a nulla”. Si salveranno grazie a questo avvertimento di un’addetta all’assistenza, Tatiana e Andra Bucci, le bimbe di soli 6 e 4 anni destinate agli esperimenti del dr. Mengele.
“Raccontare perché non vada dimenticato, in un certo qual modo passare la parola ai nostri giovani che ci ascoltano con attenzione, è fondamentale ma sono sicura che la seconda guerra mondiale rimarrà comunque nella storia. Quando noi sopravvissuti non ci saremo più, la storia cambierà un po' ma rimarrà nelle menti di tutti”. Le parole di Tatiana Bucci, sorella di Andra, le due bimbe sopravvissute all’inferno di Auschwitz. Vennero prelevate a Fiume, con la mamma, la zia e il cugino Sergio, quando avevano solo 4 e 6 anni. Era il 28 marzo del 1944. Oggi, al teatro Cavour di Imperia, hanno portato la loro testimonianza, un pezzo di storia che non si potrà mai leggere nei libri.
”Non ricordo il momento più difficile - racconta Andra - non ci sono stati momenti difficili per noi, perché noi bambini non dovevamo fare praticamente niente. Per i tedeschi l’infanzia durava sino ai 10,11 anni poi si iniziava a lavorare. Noi non vedevamo nulla perché eravamo in un’altra baracca. Il momento più difficile? Non posso - prosegue - dire la separazione da Sergio perché non sapevamo dove fosse finito…forse il momento più difficile è stato separarsi dalla mamma ma non ricordo di aver pianto. L’avevano spostata di campo, pensavamo fosse morta. Non ricordo di aver pianto, di averla cercata, forse l’ho cercata ma l’ho dimenticato”. Il suo sguardo si intristisce quando racconta di non ricordare, aveva solo 4 anni.
“Non perdonerò mai - aggiunge Tatiana - quello che i nazifascisti sono riusciti a fare agli ebrei. Molte cose io e mia sorella le abbiamo elaborate dopo, crescendo. Quando eravamo lì non le capivamo. A 4 e 6 anni è difficile capire, anche certe cose che sapevamo le abbiamo elaborate man, mano che crescevamo. Non credo di aver odiato qualcuno, ho avuto paura, dopo, non sul momento. Spesso ci chiedono se avevamo mai pensato di morire, non sapevo neanche cosa significasse morire, l’ho imparato là. Essere bambine è stata la nostra salvezza, i nostri ricordi sono dei flash”.
A fare gli onori di casa, il sindaco Claudio Scajola, che dopo aver ringraziato le sorelle Bucci per aver accettato l’invito si è rivolto ai tanti studenti presenti. “Da oggi è per il resto della vostra vita, toccherà a voi fare memoria. Come? Studiando, informandovi ma soprattutto rifiutando l’odio e scegliendo ogni giorno il rispetto e il vivere comune nel rispetto”.
Presenti in prima fila tra le massime autorità civili e militari della provincia, l’assessore regionale Marco Scajola, il presidente della Fondazione Fossoli, l’onorevole Emanuele Fiano e il presidente dell’Aned Savona, Simone Falco.
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